Picci confessa la combine in Picerno-Bitonto: «Non sapevo come saldare i debiti»
Dopo le accuse di combine in Picerno-Bitonto e le decisioni della Giustizia Sportiva, Antonio Giulio Picci ha voluto spiegare tutto. Questo il racconto, riportato da ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’: «Ho avuto problemi economici importanti che mi hanno spinto a chiedere soldi in prestito a persone poco raccomandabili: ero veramente preoccupato perché non sapevo come saldare i miei debiti».
All’epoca del fattaccio Picci giocava al Bitonto, in Serie D. L’ultima partita di quel torneo venne giocata sul campo neutro di Rionero in Vulture, contro il Picerno che al termine di quei 90 minuti avrebbe festeggiato la prima storica promozione in C, proprio grazie alla vittoria sul Bitonto.
Fu il compagno di squadra Michele Anaclerio – secondo la confessione di Picci – a prospettare la possibilità di un premio da parte del Picerno. Ma Picci aveva il telefono sotto controllo per un’indagine su un giro di usura (in quel caso da vittima).
Da lì sono partite le indagini dei finanzieri del Nucleo operativo metropolitano di Bari che nelle scorse settimane sono state chiuse con l’accusa di concorso in frode sportiva: nell’elenco degli indagati figurano, oltre a Picci e Anaclerio, altri 4 calciatori del Bitonto, il ds e il team manager del club. Secondo l’accusa, quella partita è stata venduta da alcuni calciatori del Bitonto per 25mila euro. Picci ringraziò anche il compagno per l’aiuto: “Grande Micky, grande, mi hai salvato! Come il pane mi servono”. Parole che risultano agli atti.