Pescara, Baldini: «Non mi si deve rompere il ca***o, altrimenti torno delinquente»
Qualche giorno fa ha fatto discutere un episodio al triplice fischio di Vis Pesaro-Pescara, gara della tredicesima giornata di Serie C nella quale la formazione allenata da Silvio Baldini ha rimediato la prima sconfitta stagionale. Un componente della panchina del club pesarese si è avvicinato al preparatore atletico del Pescara, scatenando la reazione dell’ex Palermo in conferenza stampa:
«Per me era già chiarito tutto in campo ma non capisco l’atteggiamento di questo signore. I ragazzi sono andati sotto il settore ospiti per omaggiare i tifosi, nonostante la sconfitta. Lui si è avvicinato e ha iniziato a inveire. Io ho cercato di tenere gli animi tranquilli perchè non capivo cosa fosse successo. Io dico solo che noi avevamo perso, per questo gli ho detto di stare lontano. Io poi vengo dalla strada, per cui non ci sto ad essere preso in giro o sentirmi dire siete in 40 contro 1. Io sono sempre stato dalla parte dei più deboli e non accetto si dica il contrario. Se avessimo voluto fargli male, avremmo potuto farlo ma abbiamo solo cercato di allontanarlo. Mi dispiace per questo episodio».
«Quello che non piace sono le provocazioni – ha detto ancora Baldini, tornando sull’episodio già citato. Per me quando l’arbitro fischia la partita finisce lì. Io tengo i miei giocatori da una parte e sto tranquillo. Però se uno mi calpesta i piedi torno a essere un delinquente. Io sono nato così ma invece che rimanere tale, ho deciso di essere una brava persona. Non mi si deve rompere il ca***, altrimenti viene fuori questa parte di me e io non voglio. Il mio unico desiderio è continuare ad allenare. Sono nato in un’osteria con un nonno fascista e uno comunista, il mio scudo è la coscienza. Sono nato in un’osteria con un nonno fascista e uno comunista. Nel 1964 vedevo le persone che quando litigavano si sparavano. Il mio scudo è la coscienza. Possono venire i bodyguard o chi fa arti marziali. Nessuno mi fa paura».