Percassi racconta l’Atalanta dei miracoli: «Sconfitta contro il Palermo cambiò la nostra stagione»
“Antonio Percassi negli ultimi mesi ha passato felici notti insonni a pensare alla sua Atalanta e a studiare come evitare di pronunciare la parola «Europa»: «Solo dirlo porta sfortuna. Lascio fare a Gasperini. Preferisco parlare di salvezza. Con 42 punti forse ci siamo. O no? (e ride…)». Insomma, se l’Italia è sul podio per numero di superstiziosi praticanti in Europa (rieccola…), il merito è anche di Percassi. Eppure, di fronte a certi numeri, il presidente nerazzurro è costretto ad ammettere: «Siamo lassù, con le grandi. Campionato straordinario, da brividi». Presidente Percassi, l’Atalanta è alla pari con l’Inter e davanti al Milan. Le gerarchie in Lombardia sono cambiate? «Di notte mi sveglio all’improvviso, un pizzicotto sulla pancia e poi mi chiedo: “Sarà tutto vero?”. Poi per strada avverto l’entusiasmo dei tifosi e mi rendo conto che stiamo facendo qualcosa di incredibile». Domenica c’è il Palermo. All’andata la sconfitta interna con i rosanero stava dando una svolta pericolosa alla stagione e alla panchina di Gasperini. «Vero. Dopo la partita c’è stato un lungo confronto con Gasperini. Io però pochi giorni prima avevo detto ai giocatori: “Qualunque cosa accada il mister non si tocca”». E poi… in pochi giorni è cambiato tutto. «E poi… Gasperini ha avuto un coraggio incredibile, è stato un leone. Ha vinto a Pescara col Crotone e col Napoli è girata la stagione. Alla vigilia del Napoli seguo a Zingonia la rifinitura e vedo Conti, Caldara, Gagliardini e Petagna nella squadra titolare. A fine seduta chiedo: “Mister ma sono solo prove?”. E lui: “No, giocheremo così”. Una notte terribile, non ci dormo sopra. La domenica più passano i minuti e più mettiamo in difficoltà il Napoli, allora guardo mio figlio Luca e gli dico: “Ma che partita stiamo facendo?”». Che cosa ha significato l’arrivo di Gasperini per l’Atalanta? «È l’uomo giusto al posto giusto. Ci ha stravolto i piani, ha cambiato la storia, ci ha rivoluzionato la vita calcistica, proiettando già l’Atalanta nel futuro. Prima di lui eravamo un mix di fisicità e giocatori esperti e tutto era mirato alla salvezza, ora la prospettiva è cambiata. Preziosi me l’ha suggerito… in cambio di una cena che ho pagato io: è stato un buon investimento. Ho letto di interessamenti nei suoi confronti (la Roma, ndr) però, a parte un contratto fino al 2018 con opzione, tra noi c’è un rapporto straordinario e non lo vedo lontano da qui. Anzi, me lo tengo stretto. Ha lanciato giovani e altri debutteranno in prima squadra: avete visto Bastoni, Latte e Melegoni? Sono fortissimi». Ma ha ancora senso parlare di salvezza per l’Atalanta? «Con 42 punti dovremmo averla centrata… (ride). E questo è il nostro scudetto. Ora inizia il bello. Non mi sentirà mai pronunciare la parola “Europa” ma siamo consapevoli che stiamo facendo un torneo inaspettato, strepitoso. Merito anche della Triade: mio figlio Luca, Sartori e Gasperini. Squadra vincente non si tocca». Tra la sua prima presidenza e quella attuale, questa di Gasperini è l’Atalanta più bella? «Sì, anche quella di Lippi del ‘92’93 con Ganz, Montero e Rambaudi non era male però questa ha qualcosa in più: giochiamo sempre per vincere contro chiunque, non per caso abbiamo pareggiato pochissime volte. Questi giovani hanno sempre fame, vanno sempre all’attacco e giocano a memoria. Con Gasperini c’è una mentalità diversa. Il top? Quando rivedo il secondo tempo con la Roma stento a credere che sia andata veramente così. Ma anche la partita col Chievo è speciale: abbiamo sempre sofferto la loro fisicità, invece stavolta è stato più semplice. Giochiamo bene, a viso aperto contro chiunque, la gente si diverte». L’Europa, insomma, non spaventa. «Io non posso vietare ai tifosi di sognare, è giusto che lo facciano. Se verrà qualcosa in più della salvezza ci faremo trovare pronti ma io devo essere realista e tenere i piedi per terra. Io sono un tifoso appassionato, mio figlio però ha la gestione del club, è l’amministratore delegato e giustamente ha come obiettivo prioritario tenere i conti a posto. Comunque è faticoso giocare due volte a settimana, il Sassuolo quest’anno ha sofferto proprio per il doppio impegno». Legato al traguardo europeo c’è anche il tema stadio. «Aspettiamo il bando di gara: se ci saranno le condizioni parteciperemo, del resto nel restyling abbiamo già investito oltre 5 milioni. Forse ci vorrà ancora qualche mese per la gara, è chiaro che i lavori inizieranno nel 2018. L’Europa a Modena o Reggio Emilia? Per ora non ci siamo posti il problema» È appena finito un mercato entusiasmante per l’Atalanta: circa 55 milioni di plusvalenze. «Luca e Sartori hanno lavorato benissimo. Le vendite non produrranno i loro effetti nell’immediato ma negli esercizi successivi e anche il nostro è stato un mercato già proiettato nel futuro». Caldara e Gagliardini: affaroni. «L’operazione Caldara è stata conveniente per tutti: starà ancora un anno con noi, maturerà e sarà pronto per la Juve. Intanto già contro Belotti e Borriello l’ho visto fisicamente pronto, deciso. Cedere Gagliardini credo che sia stato doveroso: a certe cifre un club come l’Atalanta non può dire no e l’Inter ha preso il miglior centrocampista italiano dei prossimi dieci anni. Peraltro l’affare Gagliardini, chiuso da Luca con Steven Zhang, darà vita a una collaborazione extracalcistica in Cina con Suning». E la chiamata di Berlusconi? «Mi aveva chiesto di tenere bloccati sia Caldara sia Gagliardini. Io gli ho detto: “Sì, ma fai in fretta”. Poi però quando si è reso conto di non poter chiudere l’operazione si è fatto da parte». Kessie è stato prenotato dalla Roma per giugno. «È un gran giocatore, piace a tanti: per ora ce lo godiamo…». E Gomez? Ha temuto di perderlo? «È straordinario. Ha avuto offerte ma abbiamo detto subito no. Avevo promesso a Gasperini che non lo avremmo ceduto e poi… a Bergamo è un idolo: al nostro store c’erano 100 metri di coda per lui, il centro città bloccato, mai vista una cosa simile. Anche lui lo vedo bene a lungo con noi». Altre operazioni in entrata: Gollini, Cristante, Hateboer, Mounier e tanti giovani come Mancini, Fazzi e Carnesecchi. «Gasperini domenica era molto contento di Cristante: saprà rilanciarlo, lui può essere il nuovo Gagliardini. Carnesecchi è del 2000: lui e suo papà a Zingonia erano emozionati e felici perché questa è un’isola magica». Ventura per lo stage della Nazionale a novembre ha chiamato 7 atalantini. «Emozionante, c’era anche Grassi che per me è un giocatore importante. Petagna presto sarà azzurro in pianta stabile: segnerà tanto e già ora fa un lavoro incredibile per una punta. Non ce ne sono tanti come lui. Ammetto che lo scorso anno lo avevo visto con l’Ascoli e preoccupatissimo avevo chiamato Sartori: “Giovanni, ma chi abbiamo preso?”. Ma già a Rovetta, in ritiro, dopo pochi allenamenti ho capito di avere in casa uno forte». Avete programmato investimenti per il settore giovanile? «Ogni anno a bilancio mettiamo oltre 5 milioni, ma intendiamo raggruppare tutte le attività in una sorta di Accademia. A Zingonia faremo un investimento complessivo di 8 milioni in due anni: costruiremo un’altra palazzina con spogliatoi e palestra e gli uffici del settore, verrà migliorata anche la Casa del Giovane dove i ragazzi possono proseguire gli studi». Ma se Gasperini anziché puntare su un giovane le chiedesse di acquistare un giocatore già pronto? «Sono disponibile a un sacrificio. Se ne vale la pena, perché no? La nostra missione però è prendere i giocatori prima che esplodano. Per questo la nostra rete di osservatori sarà ampliata». Ha mai pensato a una tv tematica? «Atalanta Channel rientrerebbe in un processo di crescita graduale ma costante che ci proponiamo: non escludo un passo del genere». È stato calciatore e ha iniziato nel settore giovanile dell’Atalanta. Aveva un idolo da bambino? «Io sono cresciuto a Clusone, un piccolo paesino, e come mio figlio Luca ho avuto la fortuna di fare tutta la trafila nell’Atalanta. Maschio (attaccante classe 1933 che giocò con Bologna, Atalanta, Inter, Fiorentina, Argentina e Italia, tra le altre, ndr) era il mio idolo. E poi nella mia breve carriera ho avuto la possibilità di marcare Rivera, Riva, Altafini». Lei avrebbe trovato spazio in una squadra di Gasperini? «Sì, uno come me gli avrebbe fatto comodo: ero aggressivo, determinato, avevo fame. E, come lui, mi piaceva attaccare». In campo e nella vita.”. Questa l’intervista ad Antonio Percassi ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.