L’edizione odierna de “La Sicilia” ha riportato un’intervista a Maurizio Pellegrino il quale si sofferma sulla vicenda che ha visto scomparire il Catania Calcio.
Ecco le sue parole:
«La rabbia c’è ancora. Non è facile smaltire la delusione. Il rispetto per la decisione del Tribunale è sacrosanto, le reazioni immediate invece al post fallimento di tanti finti innamorati del Catania e le tante dichiarazioni di facciata mi hanno deluso, troppa ipocrisia. I ragazzi migliori del vivaio sono già fuggiti? Abbiamo perso oltre ai giovani la credibilità del lavoro, tante società erano disposte a dare merito e sostegno tecnico al Catania, la strada era quella giusta. Giovani bravi insieme a calciatori con più esperienza avrebbero maturato un progetto tecnico nel tempo ambizioso e costruttivo. Un valore aggiunto è stato poi la maturità dei tifosi che hanno sostenuto i ragazzi più giovani. Come potrà rinascere il calcio a Catania? Non si può e non si deve dipendere da una classe politica senza spina dorsale. Catania vive momenti critici, solo chi ha potenzialità economiche solide e una struttura competente potrà gestire il calcio a Catania. Si richiede un esame di coscienza severo per ripartire con umiltà, ma per tanti continuano ad essere solo parole. Da comune mortale ho commesso anch’io degli errori di valutazione, così come penso di aver fatto delle ottime cose per il club. Mi piace rimarcare l’aver cambiato il modo di pensare e di predisporsi verso tifosi e media cercando di fare amare il più possibile la squadra di calcio rimanendo spesso in disparte, lavorando con un gruppo di professionisti straordinari. Un mio ritorno? No assoluto, escludo un mio ritorno. Il ‘mai dire mai’ è dettato solo da una questione di affetto nei confronti della piazza e della storia scritta. Giusto in questo momento mettersi da parte e augurare il meglio a chi comincerà».