L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” riporta le dichiarazioni di Alberto Pelagotti, portiere del Palermo. Perché portiere e tifoso della Fiorentina? «Da bambino adoravo segnare, solo che papà ex della Fiorentina mi ha contagiato. A casa si tifa viola per tradizione, ma 17 anni ad Empoli non si dimenticano. E pensare che in A ho esordito, con Giampaolo, proprio contro la Fiorentina e mio padre: due a zero per noi. Ero felice, lui un po’ meno». Il suo idolo è Buffon: «Ho avuto la fortuna di conoscerlo, è un modello per tutti». Del segno dei Pesci: va fino in fondo ma a volte sbaglia: «Vero. Sono anche pazzerello. Dopo tanti errori, la scelta giusta con il Palermo. Mi sembra di essere in A con ventimila allo stadio! E mi sento in debito. Il sogno di tornare in paradiso è diventato un’ossessione. Però, ci credo». Il più grande rimpianto? «Lasciare Empoli per Brescia. Boscaglia? Non capivo perché non giocassi mai. Poi, ho saputo che Cellino non mi voleva». Se non avesse fatto il calciatore? «Pilota di formula uno o investigatore privato. Mi ha sempre affascinato l’idea di indagare sui segreti di qualche delitto intricato. Leggo libri: sul caso Meredith, sul mostro di Firenze, sulla mafia». Altri hobby oltre alla criminologia? «Colleziono vini rossi di ogni parte del mondo. A berli faccio più fatica».