Pelagotti: «Mio modello è Buffon. Io come lui perché…»
L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Alberto Pelagotti, portiere del Palermo. Ricorda la prima volta che ha indossato i guanti da portiere? «Avevo sei anni, lo ricordo perché facevo l’attaccante e l’allenatore mi disse che avrei dovuto continuare la tradizione di mio padre Vinicio. Ho messo un paio di guanti piccolini e piano piano sono cresciuti insieme a me. Mi cambiarono ruolo non perché non fossi bravo in attacco, ma perché notarono che quando mi mettevano in porta sapevo cosa fare». Questione di Dna? «Il portiere lo devi voler fare, è un ruolo particolare. Giochi da solo in un uno sport di squadra. È enigmatico: ci sono dieci giocatori più il portiere. Ti puoi costruire o imparare i trucchi del mestiere, ma se non hai qualcosa dentro non lo fai. Buffon era centrocampista fino a dieci anni, poi lo hanno messo in porta. Qualcuno mi ha detto che ho qualche atteggiamento che richiama Buffon. Lo conosco, ho avuto la fortuna di incontrarlo grazie al calcio. Mi piace ispirarmi a lui per tante cose. E ci siamo scambiati tante maglie». Buffon è il suo unico punto di riferimento? «Lo è anche se cerco di guardare le caratteristiche di tutti i portieri che incontro. Quando ero all’Empoli e ho fatto il secondo in A e oltre a guardare il nostro portiere Skorupski, Balli o Bassi, guardavo il portiere avversario per capire come interpretava il ruolo o come si riscaldava. Alla fine però il modello è l’inesauribile Buffon. È sempre stato il numero uno e nonostante l’età può dire la sua tranquillamente. Mi piacerebbe una carriera lunga come la sua».