Pedullà: “Serie B pianeta diverso: i ds di una volta sono un lontano ricordo”
Attraverso un suo editoriale su “Sportitalia.com” Alfredo Pedullà si sofferma sulla serie B e sui Direttori Sportivi,
Ecco un estratto:
“I direttori sportivi di una volta, quelli bravi davvero, autorevoli, capaci di incidere con le loro idee. Ne sono rimasti talmente pochi che davvero fatichiamo ad arrivare a 10. Ci preme sottolineare le cose che non vanno, quelli che non indovinano una mossa da anni. In cima alla classifica c’è Igli Tare che vive di rendita per le operazioni Milinkovic-Savic e Luis Alberto, storia di una vita fa. Da quel momento non ne ha indovinata una, ha bloccato l’indice di liquidità, per fargli coraggio scrivono che Juve e Tottenham lo cercano in caso di mancato rinnovo con la Lazio, ma neanche lui ci crede. Tare guadagna oltre un milione a stagione, preferiamo fermarci qui. Siccome ha il contratto in scadenza, il suo rinnovo avrebbe effetti inevitabili sul futuro di Sarri alla Lazio. Qualche centinaia di migliaia di euro in meno di Tare guadagna Davide Vagnati a Torino, ma sulla squadra incide quasi zero. Incideva alla Spal da dove si congedò con una sanguinosa operazione Bonifazi, la stessa che qualsiasi suo collega non avrebbe fatto per gli effetti rovinosi sul bilancio. Vagnati a Torino non decide, aspetta sempre che sia Cairo a guidarlo. Per farlo felice hanno dato “8” al mercato del Toro, non hanno dato quel voto neanche al Napoli quando ha preso Osimhen e Kvaratskhelia. E Juric vive di nostalgia, con Tony D’Amico a Verona era un’altra musica (che musica…). De Sanctis a Salerno: se un suo collega avesse avuto il 50 per cento del budget garantitogli da Iervolino, avrebbe fatto meglio con il semplice 50 per cento. Cosa dire di Pasquale Foggia, lo stesso che non fa mai autocritica e che ha avuto tutti i privilegi possibili e immaginabili a Benevento con i risultati che conosciamo? Stimiamo molto Fabio Cannavaro, ma Foggia tutto avrebbe dovuto fare piuttosto che bussare ogni giorno a casa del suo amico per convincerlo ad accettare. La Serie B è un pianeta diverso, le scelte sono decisive, le competenze anche. Ma se pensiamo a Lupo (Spal) e a Gemmi (Cosenza) arriviamo all’inevitabile sentenza: i direttori sportivi di una volta, quelli bravi e competenti, sono un triste e lontano ricordo”.