Daniele Andreini è il responsabile della Cardiologia dello Sport e dell’Unità Operativa Radiologia e TAC Cardiovascolare al Centro Cardiologico Monzino di Milano, un’eccellenza nel settore. Le sue parole, sono state riportate dall’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport”.
Come è possibile che cose del genere capitino ad atleti professionisti supercontrollati come Eriksen?
«A prima vista si è parlato di sincope, ma non è appropriato perché la sincope è una perdita di coscienza breve con una ripresa autonoma. Qui invece l’atleta è stato soccorso dai compagni e dai sanitari, gli è stato effettuato un messaggio cardiaco. Siamo di fronte a un arresto che potrebbe essere dovuto magari a un’aritmia ventricolare, a una tachicardia sostenuta. Questo può succedere, nonostante i controlli. E in Italia i controlli sono severi, più che in altri Paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti». Quali patologie possono sfuggire? «Penso alla cardiomiopatia aritmogena, ma anche a malattie legate all’attività elettrica del cuore, che possono manifestarsi per la prima volta in modo drammatico senza prodromi. Ai controlli medici talora non danno segni di anomalia. Sono casi rari, ma le morti improvvise purtroppo capitano. Soprattutto negli atleti di alto livello, sottoposti a livelli di stress psicofisico che possono scatenare l’aritmia stessa».