Pastore: «Ho preso fischi e applausi. Non stavo bene. Futuro? Chissà dove vivrò»
Il trequartista della Roma, Javier Pastore, ha parlato ai microfoni ufficiali del club giallorosso a proposito della sua rinascita e del suo futuro. Ecco le sue parole: «I fischi li ho presi in tutte le squadre in cui ho giocato, così come gli applausi. È per il mio stile di gioco. Se sto bene riesco a dare il meglio, ma se fisicamente non ci sono non riesco a dare il massimo. A volte se non hai la forza di correre indietro ti tieni per fare una corsa buona in avanti. E tutto questo lo spettatore lo nota. Io a volte apprezzo più i fischi. Quando le cose vanno bene è evidente, ma quando vanno male hai bisogno di una reazione del pubblico. Sono cose che personalmente mi danno qualcosa in più, mi dico “ok, forse è meglio che vado due ore prima all’allenamento”. Lo ha visto la gente che non stavo bene e lo vedevano anche mia moglie e mia mamma. La mia famiglia si è preoccupata tanto, si rendevano conto che qualcosa non andava, venivano qui tutti i mesi facendomi delle domande sulle mie condizioni. E se riuscivano a rendersene conto loro, figuriamoci i tifosi che sono tutte le domeniche allo stadio. Queste sono cose che ti fanno riflettere. Alla fine questa rappresenta una passione per noi, ma è anche un lavoro e dobbiamo rispettare la gente che ci segue per la professione che pratichiamo. Ora penso di farmi altri anni calcisticamente belli e poi ci penserò. Il calcio è la mia vita, farò sicuramente qualcosa in questo mondo. Ma ora ancora non lo so, la vita può cambiare da un giorno all’altro. Io sono argentino, mia moglie italiana, i miei figli sono nati in Francia. Chissà dove vivrò un giorno. Sceglieranno loro, sicuramente. Prima penso alla famiglia».