L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta un’intervista a Javier Pastore. L’argentino racconta i suoi trascorsi in rosanero.
Cavani, Hernandez, Miccoli, Ilicic… «Ci divertivamo a cercare l’impossibile. Un feeling particolare, numeri da capogiri e penso: ma com’era possibile? Uno spettacolo. Con Balzaretti, sulla fascia sinistra, facevamo uno-due, dalla nostra area a quella avversaria».
Sirigu? «L’amico della vita. Mi ha subito aiutato, è anche padrino di mia figlia, passavamo quasi tutti i giorni insieme. Il rapporto non è mai mutato. Al Psg, firmò prima di me e fu la goccia che mi fece capire che avevo scelto il posto giusto. Abbiamo condiviso avventure incancellabili».
La Champions mancata e la Coppa Italia persa contro l’Inter. «La qualificazione sfiorata è l’unico rimpianto. L’Inter, invece, era veramente forte, però siamo usciti fra gli applausi e con rispetto. Quella finale non la dimenticherò. La famiglia mi ha seguito in una Roma vestita di rosa. Qualcosa di indescrivibile. Immagini che conservo nel cuore perché vedere l’Olimpico pieno di tifosi deliranti è stato un sogno».
Il gol più bello? «Contro il Bologna: un tiro di prima intenzione all’incrocio dei pali su passaggio Nocerino. Era pure la festa della mamma e ho scoperto la maglietta, per dedicarglielo». La partita che ricorda di più? «A Firenze, ma quel Palermo batteva anche la Juve in casa e fuori, il Milan, la Roma, il Napoli… Una squadra stratosferica».