L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta un’intervista all’ex rosanero Javier Pastore.
Con la Roma, tre campionati, 30 presenze tre gol, tanta malinconia e delusione. «Non è andata come pensavo, troppe le cose sulle quali non intendo più tornare. La verità è che non sono mai stato bene e non ho potuto di mostrare chi sono».
Elche: solo nove gettoni senza una rete. Perché la Spagna? «Per uscire dalla pressione delle grandi squadre che chiedono la Champions o lo scudetto, ritrovare tranquillità mentale: è la mia sfida. Gli obiettivi sono semplici: non retrocedere, disputare una stagione convincente, accumulare quanti più minuti possibile perché reduce da un anno e mezzo di sosta dopo l’infortunio a Roma. Il dubbio sulle mie condizioni fisiche è stato spazzato. Ora so che posso fare ancora qualcosa di importante».
Maradona e Messi. «Da Messi ho imparato tanto. Per me resta il migliore, senza uguali come giocatore e come persona. Per noi argentini è un simbolo. Maradona? La leggenda. Ho avuto il privilegio di conoscerlo personalmente: non dovevi parlare, guardandolo era già il calcio. Con lui ct, ho disputato un Mondiale, stargli accanto era qualcosa di inimmaginabile, un numero 10 in tutto, sempre disponibile verso gli altri. Su di me, ha pronunciato parole magiche, mi sento orgoglioso di esser stato con lui. Considero un premio alla carriera il fatto che sia stato il mio allenatore e mi abbia dato dei consigli. Sono stato
fortunato».
Con Messi vi siete sentiti dopo la sua decisione di andare al Psg? «Mi ha voluto alla sua presentazione a Parigi, abbiamo cenato e poi pranzato insieme. Non potevo credere che avesse lasciato il Barcellona per la squadra in cui avevo militato».