Il paradosso dei 5.000: stadi deserti e mezzi pieni. Il mini-tetto non funziona. A febbraio si torna al 50%?
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla questione stadi con il paradosso dei 5mila.
Quota cinquemila spettatori non è uguale per tutti. Per qualcuno significa il deserto, per altri uno stadio mezzo pieno. Il paradosso è andato in scena in questo primo turno di campionato sotto l’insegna dell’autoriduzione della capienza scelta dalla Lega. La regola, mutuata dalla Francia (dove però è stato il governo a decidere anche se è chiaro che pure in Italia c’è stato un suggerimento più o meno esplicito), sta creando una strana situazione. È evidente che il parametro quantitativo, preferito a quello della percentuale, ha creato una poco spiegabile disparità.
Paradossale Se da una parte ci si è inventati una faticosa selezione fra chi era già in possesso del biglietto, in ben quattro stadi quota 5.000 è rimasta addirittura lontana: 3.805 spettatori per Venezia-Empoli, 3.843 per Sassuolo-Verona a Reggio Emilia, 2.549 a Genova per Samp-Torino e 2.559 per Salernitana-Lazio. Il caso di Venezia è davvero singolare perché con il cambio dei limiti, la soglia è diventata più permissiva visto che la metà della capienza è leggermente inferiore ai 5mila spettatori. In Serie B, dove il limite fissato dalla Lega è lo stesso che in A, quota 5mila è diventata un miraggio con tutte le partite sotto quota 3mila salvo il match del Pisa con il Frosinone, arrivato a 3.047 spettatori. Ma ci si può fare anche una domanda: una misura così restrittiva potrebbe pure aver scoraggiato un potenziale pubblico che ha deciso di rimanere a casa al di là del nuovo tetto?
Insomma, tutto lascia pensare che il 6 febbraio il campionato ricominci con la capienza del 50 per cento, in pratica un ritorno a quanto si era lasciato nei primi due turni del 2022. D’altronde, e facendo mille scongiuri in circostanze come queste, se è la curva epidemiologica a decidere (lo ha ribadito domenica la sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali), qualche tendenza al suo appiattimento potrebbe voler dire un inizio della discesa. In ogni caso, per riaprire al 50 per cento, non sarà necessario un nuovo decreto perché la stessa legislazione in vigore non ha cambiato la soglia ed è stata la Lega di Serie A a fissare quella attuale. Il basket e la pallavolo, per esempio, osservano ancora il limite del decreto, il 35 per cento per gli impianti al chiuso. Insomma, è evidente, altri scongiuri, che se si dovesse continuare con il contenimento della capienza, la regola di quota 5mila dovrebbe essere cambiata. Nel girone d’andata, tre squadre hanno avuto una media spettatori/partita pari più o meno a otto volte il limite attuale (Inter 40.530, Milan 40.530, Roma 39.829), mentre altre tre sono appena sopra (Empoli 5.346, Sassuolo 5.408 e Sampdoria 5.849). Quanto alla capienza degli impianti, si va dai 76mila di San Siro ai meno di 10mila del Penzo di Venezia. A quota 5mila qualcosa, anzi molto, non torna.