L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma su Valente e le parole rilasciate ieri in conferenza stampa.
Più determinato e battagliero di prima. Per Nicola Valente, il Palermo sembra essere diventato una ragione di vita. I colori rosanero gli sono entrati nel sangue, i tifosi lo amano, la città è diventata la sua seconda casa, anche perché la figlia (Stella) è nata qui. Solo col dialetto fa ancora un po’ di fatica: «Non lo parlo, ma lo capisco» confessa ridendo. L’impresa portata a termine un mese fa è senz’altro la soddisfazione più grande che si è preso da quando gioca a pallone, ma ora lo attende un’altra sfida, più impegnativa e affascinante, quella Serie B che Valente non ha mai frequentato: «È l’occasione che non devo perdere – ammette -. Ho 30 anni e credo di essere arrivato in B al momento giusto. Ci sono arrivato dopo tanta gavetta, è vero: ho fatto diversi campionati tra i Dilettanti, molta C, ho perso qualche treno, sono stato anche un po’ sfortunato e probabilmente ho fatto degli errori. Ma oggi mi sento un giocatore da B, convinto di poter fare bene e giocarmi le mie chance. Mi sento nel pieno della mia maturità calcistica. Per me è un punto di inizio. So che dovrò mangiare l’erba per meritarmi il posto, e sono pronto a farlo, a correre e a lottare come ho sempre fatto».
Il Palermo gli ho offerto solo un anno di contratto, come Accardi, Lancini, Marconi e Floriano d’altronde. Ma lui, benché sia stato uno degli artefici della promozione e nelle settimane scorse abbia ricevuto numerose altre offerte dalla C, non ma ha avuto dubbi: «Da parte mia sono contentissimo di essere ancora qui – continua l’esterno di Zevio –. Ho sempre detto che la priorità era il Palermo, a prescindere dal contratto. Già due anni fa, quando ho ricevuto la chiamata di Castagnini, non ci ho pensato un attimo, figuriamoci adesso… La società ha fatto le sue valutazioni, ora sta a me. Uno o due anni di contratto, non cambia niente. Come ho detto più volte, meglio un anno qui con Baldini che due o tre da un’altra parte». Già, Baldini, un altro motivo per rimanere e continuare ad indossare la maglia numero 30 rosanero. A gennaio i due si sono ritrovati a Palermo, ma erano già stati a Carrara assieme. La loro è un’intesa fortissima che va oltre il campo: «Il tecnico è una persona eccezionale. Con lui si è creato un rapporto speciale. Non parliamo tantissimo, ma basta uno sguardo per intenderci. Mi ha insegnato tanto quando eravamo lla Carrarese. La stima è reciproca ma questo non vuole dire che avrò dei vantaggi rispetto ai miei compagni: anzi. So che non mi regalerà nulla ed è giusto che sia così. Se giocherò, vuol dire che me lo sarò meritato. Lui è come un padre per noi, la sua schiettezza ti porta a seguirlo». E seguendo Baldini, i giocatori del Palermo hanno compiuto l’impresa: «Baldini non parla a caso. Lo abbiamo visto cosa è successo: quando è arrivato in pochi credevamo alle sue parole. E se adesso dice che possiamo lottare per la A è perché ci crede e anch’io penso si possa fare».