L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla rivincita di Valente per i playoff e lo fa attraverso le parole di un suo ex allenatore, nonché vecchia conoscenza del Palermo, Bruno Tedino.
Sembra un film. Con trame impossibili, nel nostro caso rompicapi inesorabili di una carriera. Invece, fa tutto parte di un presente che in poche battute potrebbe trasformare in realtà una trama da brividi. È la biografia calcistica di Nicola Valente, al suo settimo playoff consecutivo, terzo con Baldini negli ultimi quattro campionati. Record negativo perché coperto, fino ad oggi, da una serie di insuccessi. Nicola prova a rompere l’incantesimo e con lui un Palermo trasformato da Baldini in squadra vincente che propone una valanga di occasioni da rete. Anche Valente ha beneficiato del cambio di allenatore che gli ha concesso più libertà: otto gol nell’attuale campionato (tre, di cui uno in Coppa, con Filippi), più sette assist a segnalare la sua evoluzione frutto anche di una profonda conoscenza che risale ai tempi Carrara.
Per lui un’annata fondamentale. Ora o mai più. A trent’anni, deve ancora correre, inventare, superare in velocità sé stesso, vincere per la prima volta il post season, per affermarsi e tentare quel salto in B che non gli è mai riuscito. La C è la sua casa, la storia di giramondo realizzata con Tedino, Sottil, Moriero, Ezio Capuano, Baldini, Boscaglia, Filippi ed infine nuovamente Baldini. E questa rappresenta la grande opportunità, il sogno di salire di categoria. Dopo tanta gavetta, l’attesa occasione della ribalta per mettere alle spalle periodi di difficoltà, illusioni e sconforto, però senza mai mollare. Intanto, l’esterno scommette con il destino che gli ha giocato il brutto scherzo di sedurlo e abbandonarlo nel dedalo dei play-off: Pordenone, Siracusa, Sambenedettese, Carrarese (due volte) come Palermo.
Una vera e propria stregoneria da eliminare dopo i tentativi con Baldini e l’incompiuta della scorsa stagione con Boscaglia e Filippi. Adesso, cerca la rivincita sempre con il vecchio maestro. In due per cancellare un tormento. Dai giorni della Carrarese, in fondo, non è cambiato nulla: stesse aspirazioni, stesse aspettative, una rabbia pe[1]rò raddoppiata. Anzi triplicata. Il suo trampolino è pronto: «Non noto differenze, rispetto a prima per intensità ed emozioni. Piuttosto la vera diversità si è vista con l’arrivo di Baldini a dicembre. Forse perché il “mister” ha una sinergia speciale con questa città. Ciò, evidentemente, gli dà ancora più carica e lui la trasmette a noi giocatori, che lo seguiamo in tutto e per tutto, specialmente ora che ci apprestiamo a vivere i playoff da protagonisti. E per questo avremo bisogno del massimo supporto del nostro pubblico».
Palermo, dunque, attore principale, per Valente, e squadra da battere se non altro perché trascina con sé il peso di un passato prestigioso, ricco di grandi personaggi e di risultati. Una missione senza ritorno. Nicola non ha mai avuto pinte dalla famiglia: suo padre gareggiava con la moto da cross, il fratello giocava a basket, così passava il tempo a calciare contro un muro che rappresentava insieme il compagno e la porta avversaria. Senza mai praticare un settore giovanile, è stato scoperto da un ex, Bruno Tedino, che lo portò a Pordenone, tappa della sua prima sconfitta ai play-off, contro il Pisa di Gattuso nel 2015. «Lo vidi fra i dilettanti e fu la mia scommessa. Si era comprato il cartellino e rischiava in proprio. Mi era piaciuto subito, per il carattere e per il contenuto tecnico: dribbla e sterza sia a destra che a sinistra, calcia con entrambi i piedi, è utile ai compagni e potrebbe diventare decisivo anche per aprire la strada a Brunori, altro ragazzo che ho allenato e stimo. La B non è un miraggio e Nicola, con il Palermo, può raggiungere qualsiasi traguardo. Merita questo ed altro. Anche come uomo. Un giocatore che tutti vorrebbero avere».