Palermo, una promessa non mantenuta: l’addio silenzioso di Saric
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’addio di Saric.
Adesso che è davvero finita da una parte e dall’altra rimane un mix di sensazioni contrastanti: c’è il rimpianto per qualcosa che poteva essere e non è stato, ma anche la consapevolezza che le occasioni concesse sono state tante e nessuna di queste è stata sfruttata. Saric e il Palermo si separano senza troppo rumore, ma con un silenzio (interrotto solo da una storia Instagram del
giocatore in partenza con la compagna) dietro cui si celano il malcontento di entrambe le parti e il pensiero che dividersi, arrivati a questo punto, era inevitabile.
Il bosniaco è ufficialmente un nuovo giocatore dell’Antalyaspor, con cui ha effettuato nella mattinata di ieri le visite mediche: la firma è arrivata in serata, la formula del trasferimento sarà quella del prestito con diritto di riscatto a 2 milioni di euro. I rosa avrebbero preferito un’operazione a titolo definitivo ma si sono comunque assicurati, in caso di permanenza del giocatore in Turchia, di ricevere una cifra non inferiore a quella versata nelle casse dell’Ascoli un anno fa. Evitare una minusvalenza era l’unica condizione espressa dal Palermo per la cessione: la volontà dell’Antalyaspor di soddisfare la richiesta economica e l’offerta a Saric di un ingaggio più alto rispetto a quello percepito in rosanero sono state decisive per il buon esito dell’affare.
Corini, che contro il Melita ha impiegato Segre per novanta minuti per via dell’assenza dell’ormai ex numero 23, ha ribadito nel post gara che la volontà del giocatore era di accettare la proposta del club turco: decisiva la centralità che il bosniaco avrebbe nella nuova realtà, mentre a Palermo il suo spazio a centrocampo rischiava di diminuire notevolmente rispetto alla scorsa annata. Le prime due uscite stagionali di Saric avevano lasciato intendere che una sua rinascita in rosanero era ancora molto lontana: contro il Cagliari ha gettato alle ortiche un contropiede potenzialmente letale, a Bari è stato altrettanto impreciso nonostante i compagni (in doppia superiorità numerica) lo cercassero con insistenza.