Palermo: tornano i fantasmi e le idee di gioco carenti

Prima sconfitta stagionale per i rosanero che, davanti ai propri tifosi, affondano per 0-1 contro il Cosenza di mister Caserta. Il gol al 91′ di Canotto spezza le gambe ai padroni di casa interrompendo anche la striscia di risultati utili consecutivi maturata in questo inizio positivo di stagione. Una sconfitta che di certo, oggettivamente, non può cancellare quanto di buono raccolto nelle scorse partite, ma sicuramente permette una valutazione e un’analisi più concreta e più reale di quello che è e che sarà il Palermo di mister Corini di questa stagione. Perché se da un lato i rosanero avevano dimostrato carattere nelle ultime uscite, al di là del bel gioco, in questa sconfitta è venuto meno anche il coraggio e l’atteggiamento che una squadra ed un allenatore devono avere per ambire ad un campionato di vertice.

Caserta sapeva quale direzione potesse prendere la gara del Barbera e ha saputo anche toccare tutti i punti fragili della formazione rosanero. Un pressing compatto e finalizzato sulla chiusura delle possibili linee di passaggio per Stulac indirizzava, nel primo tempo, il gioco dal basso dei rosanero ad uniche due soluzioni: il lancio lungo di Pigliacelli verso gli attaccanti o il rischio, molto spesso preso da Ceccaroni, a sganciarsi e ad avanzare palla al piede quando gli spazzi lo permettevano. Di certo le fasce non hanno aiutato, dove né da sinistra con Aurelio e né da destra con Mateju, il Palermo riusciva a creare gli spazi giusti per affondare. Poche volte i padroni di casa sono riusciti a creare occasioni da gol nitide, nella prima frazione di gioco, e l’impressione costante era che l’unica pedina in grado di poter bucare verticalmente i rossoblù portava il nome di Jacopo Segre, che con le sue incursioni centrali, in uno dei pochi positivi di questa gara, sembrava potesse prendere alla sprovvista i centrali avversari. C’hanno provato Di Mariano e Di Francesco, ma i cross messi in area di rigore quasi mai erano pericolosi ma anzi molto spesso lunghi, lenti e verso il secondo palo mai presidiato da maglie rosa. Nel primo tempo però anche la voglia degli ospiti di indirizzare la gara permetteva al Palermo di avere gli spazi giusti per poter creare occasioni importanti, ma la poca lucidità portava spesso a scelte sbagliate soprattutto nell’ultimo passaggio.

Al rientro dall’intervallo, però, le idee del Cosenza e di Caserta cambiano, con la squadra che sembra decidere di abbassare il baricentro per chiudersi dietro e tentare di ripartire, quasi anche ad accontentarsi dello 0-0 maturato fino a quel momento. Questa scelta quasi sempre per gli uomini di Corini risulta fatale e risalta tutte le lacune, tutte le mancanze e tutte le carenti idee di gioco dei rosanero. Se è vero che giocare con una squadra chiusa risulta difficile, a livello di tracce di gioco valide, è allo stesso tempo vero che l’unica soluzione per scardinare la difesa avversaria non può mostrarsi in uno sterile possesso palla orizzontale con conseguenti cross prevedibili e facilmente controllabili dalle fasce.

In un secondo tempo stracolmo di possesso palla dei padroni di casa l’unica chiara occasione, prima del gol di Canotto, infatti porta tinte colore rossoblù con un palo colpito dal limite dell’aria proprio da una ripartenza subita. Nulla può fare il solitario Brunori lasciato molto spesso solo a lottare e raramente messo in condizione di far gol, in una situazione che sembra paradossale. E questa volta neanche i cambi hanno potuto aiutare la squadra come successo ad Ascoli, con scelte anche abbastanza discutibili per una squadra che dentro casa sullo 0-0 e davanti i suoi tifosi non prova a sbilanciarsi quasi impaurita da un possibile, poi trasformatosi in realtà al minuto 90+1′, scenario catastrofico. Sono tornati dunque per una sera i fantasmi dello scorso campionato con il desiderio che quest’anno tutto il polverone non venga solo nascosto sotto il tappeto dall’arrivo di innesti importanti a completare una squadra, sulla carta, da prima della classe.