L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul Palermo e i fantasmi dei rigori falliti.
Vero, è solo calcio d’agosto. Vero, il campionato dura 38 partite. Ma più dell’incapacità di sfruttare la superiorità numerica a preoccupare tifosi e appassionati rosanero sono le inquietanti analogie con la scorsa stagione, quando un’infinità di occasioni perse con squadre meno attrezzate era costata al Palermo la qualificazione ai playoff. I rosa si sono presentati ai blocchi di partenza con la volontà di cancellare tutte quelle imperfezioni che nella precedente annata hanno segnato il confine tra un buon campionato di consolidamento e un ottimo campionato tra le prime otto; ciononostante sono andati a sbattere contro i fantasmi del passato, manifestatisi sotto forma di deconcentrazioni difensive a Cagliari e rigore sbagliato a Bari.
A questo secondo aspetto ha fatto da contorno una sterilità offensiva che nel finale della scorsa stagione si era vista a più riprese: il Palermo ha accusato il colpo dell’errore dal dischetto di Di Mariano e, nonostante giocasse in 11 contro9, ha atteso oltre venti minuti per ripresentarsi con pericolosità davanti a Brenno. Anche nel primo tempo, in parità numerica, i rosa si erano presi una lunga pausa: dopo un inizio arrembante, con pericoli creati da Vasic e Ceccaroni, il Bari ha preso il controllo e tenuto a debita distanza Brunori e compagni dalla propria area, fino al tiro insidioso del numero 9 a ridosso del recupero.