L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulle trattative tra Mirri e i proprietari del City.
Il passato non conta, anzi meglio cancellarlo. C’è un sogno oggi da inseguire legato agli sviluppi societari e al fatto che il presidente Mirri abbia aperto il dialogo per la cessione del Palermo (potrebbe trattenere, però, un ruolo operativo e di rappresentanza) al City Football Group, holding fondata nel 2013 dallo sceicco Mansour bin Zayed, membro della famiglia reale di Abu Dhabi, progetto nato diversi anni prima, con l’acquisizione del Manchester City, di cui è direttore sportivo. Obiettivo, non solo fissato alle vicende sportive e ad una Champions da leggenda dopo l’incontro con il Real Madrid, ma rivolto anche alla cura dei migliori talenti e ad avvicinare il più possibile il tifoso ai propri colori.
Un impero con già undici club di appartenenza, distribuiti in quattro continenti, che ha, da tempo, messo nel mirino il nostro Paese e i rosanero, il cui futuro potrebbe cambiare da un momento all’altro. L’avvio della “due diligence”, infatti, dovrebbe anticipare l’ipotesi delle firme finali. I playoff, insomma, cominciano col botto anche se il passaggio di proprietà avverrebbe indipendentemente dall’esito sportivo. Si gioca, su due fronti: in campo a caccia della B, fuori in cerca di finanziatori per risvegliare i successi dell’era Zamparini. Le due strade sono abbozzate, l’entusiasmo è alle stelle e domenica prossima anche la squadra di Baldini sarà al via con l’intenzione di tornare in B per sfatare il mito di un Palermo mai fortunato in questo tipo di sfide, una storia purtroppo negativa, lunga 68 anni. Guardare gli orizzonti stimola la fantasia.
L’idea di Mirri, i contatti col colosso del Manchester City, pur indipendenti dal successo o meno in campionato, non possono prescindere dall’eventuale promozione in B: cambierebbero le condizioni della trattativa perché un conto è ripartire dalla categoria superiore, anticamera del calcio spettacolo, un altro restare impantanati nel labirinto della C che comporta solo spese e pochi incassi. Ben altra prospettiva se il fondo, sbarcasse in Italia, per la prima volta, con il fiore all’occhiello di una impresa appena conquistata, della grande tradizione sportiva e di una città, con i suoi pregi e i suoi difetti, sempre al centro dell’attenzione mondiale.