Palermo Sunrise, Amauri: «Legame fortissimo con la città. Voglio rivedere i rosanero lottare per la Champions»
Arriva su DAZN “Palermo Sunrise”, il documentario che celebra il nuovo corso del Palermo FC. In occasione del 124° anniversario del club, questo mediometraggio ripercorre la rinascita rosanero dal fallimento del 2019 fino alla recente apertura della Palermo City Football Academy. Con le testimonianze del Presidente Mirri e di Legends come Amauri e Pastore, Palermo Sunrise racconta una storia di passione e resilienza tutta rosanero.
Nel corso del documentario Amauri rievoca i ricordi più intensi della sua carriera in rosanero e il profondo legame con la città di Palermo e i suoi tifosi. Sorprendentemente colpito dall’accoglienza calorosa al Barbera per la partita Palermo-Sampdoria, Amauri si è sentito come una star al suo ritorno, rievocando momenti che lo hanno spinto a desiderare di essere nuovamente in campo. Ricorda anche il difficile periodo dell’infortunio e il sostegno dei tifosi, che gli hanno dato la forza di tornare a giocare, culminando nel momento speciale in cui, con la fascia da capitano, ha fatto il giro di campo con il figlio tra le braccia. Amauri esprime il desiderio di vedere il Palermo crescere, tornare in Serie A e ambire a traguardi importanti come la Champions League.
Ecco le sue parole:
«Vedere tutti quei tifosi al Barbera non me l’aspettavo, mi sono sentito come Ronaldinho quando è arrivato al Barcellona. Mi ha creato qualcosa dentro che non avevo mai sentito. Quando sono entrato al Barbera per Palermo-Sampdoria, vi giuro sui miei figli, ho provato una sensazione che dopo sette anni non avevo mai provato: quella di voler scendere in campo e giocare. Mio figlio mi ha visto e mi ha detto: “Non ti ho mai visto così, siamo andati a vedere tante squadre, il Real Madrid e non ti avevo mai visto così».
Sul suo passato in rosanero:
«Sin dalla prima partita mi sono integrato subito. Poi è arrivato il 23 dicembre, quando, in uno scontro fortuito senza cattiveria, ho avuto la peggio. Lì si parlava molto di Amauri anche in ottica Nazionale, è stato uno dei momenti più difficili della mia carriera. Ci sono state due cose che mi hanno aiutato molto nella mia voglia di tornare: la prima è stata la nascita di mio figlio 15 giorni dopo l’intervento e poi i tifosi, che hanno riempito la stanza in ospedale a Roma con messaggi e lettere di carta; allora non c’erano i social, ho ancora tutte queste lettere a casa mia negli Stati Uniti. Quell’affetto mi ha dato la spinta per tornare e fare quello che dovevo fare. Giocare con la fascia da capitano è stato molto bello, ringrazio anche Barzagli per quel regalo. È stata una grande sensazione, avevo mio figlio in braccio un anno e mezzo dopo, quel bambino che mi ha dato la spinta per tornare. Un anno e mezzo dopo l’infortunio ero capitano con mio figlio in braccio, i tifosi erano impazziti, fare il giro di campo a fine partita è stata una delle cose più belle della mia carriera. Vedevo la gente che gridava, piangeva e applaudiva. Ho pensato: “Cavolo, è passato solo un anno e mezzo e sono riuscito a fare tutto questo”. Sono stato ripagato con questo affetto. Quindi porto un affetto troppo grande e un legame troppo forte verso il popolo rosanero e la città, sono troppo felice quando torno qua».
Sul Centro Sportivo
«Oggi siamo in B ma domani saremo in A, dobbiamo avere un centro sportivo di ultima generazione. Con tutto il rispetto per le altre squadre, ma io il nome del Palermo lo voglio vedere in Serie A, voglio vederlo lottare per andare in Champions e realizzare il sogno di arrivarci. Tornare in Europa e non lottare solo per la salvezza, ma per qualcosa di importante come abbiamo fatto in passato».