Attraverso il proprio profilo di Facebook il comico palermitano Stefano Piazza ha scritto una lettera ad Alessio Dionisi mettendolo in guardia sul pensiero dei tifosi rosanero dopo le prime due sconfitte della stagione.

Ecco il post:

“Caro Dionisi ti scrivo.
Ti scrivo perché vorrei avvisarti, st’accura.
Da quando sei arrivato abbiamo apprezzato il tuo entusiasmo, la tua verve ed anche il tuo umorismo, che non è solito tra gli allenatori.
L’umorismo in una città come Palermo è considerato un grande pregio, qui ci piace sorridere e lo facciamo malgrado calcisticamente non abbiamo mai vinto grandi trofei.
Attento però mio caro, st’accura, l’umorismo qui viene utilizzato per dire le cose più crudeli, con una frase fatta: “babbiannu babbiannu si rici a virità”.
Utilizzando questo passepartout “nni livamu u tistali”.
(Per l’eventuale traduzione ci prendiamo un caffè e te le faccio di presenza)
Considerandoti dunque un bravo e serio professionista, ho da subito intuito che tra noi si potesse creare una intesa perfetta ma ci sono cose che non sai e voglio avvisarti.
St’accura, a Palermo c’è gente ca tira a pietra e s’ammuccia a manu!
St’accura…
Ci sono molti “vessilli per pulire i pavimenti”, i cosiddetti “bannera i cannavazzu”.
Devi sapere che Palermo ha un grande cuore, molti tifosi sono legati alla squadra e alla città da amore vero, ma ci sono anche molti tifosi di squadre italiane, straniere insomma, e fin qui per carità, ognuno tifa cosa gli pare, ma tra questi ci sono:
“attassatori”, “facciuoli”, “aceddazzi i malaugurio”, “facci i muortu n’vacanza”, “peri ncritati cu l’aria del continente” e “intellettuali ru grassu r’a quarume nsivato”.
Ora questi non aspettavano altro che un passo falso per aprire quella conduttura fognaria che hanno al posto della bocca.
Io però che già ti voglio bene ti dico, non considerarli, ignorali, perchè se ogni cane che abbaia ci tiriamo una pietra…
Ma st’accura, c’è dell’altro.
L’anno scorso il D.s. era un picciotto palermitano Leandro Rinaudo professionista e tifoso, che ha messo il cuore ed ha fatto un pregevolissimo lavoro, con tutto il rispetto, il mercato di quest’anno in confronto sembra il mercatino, quello dove andiamo con pochi spiccioli a comprare quello che possiamo.
Malgrado questo il buon Leandro è stato attaccato e criticato aspramente perché stu occhiu un po’ viriri a stu occhiu, perché l’aceddu nta aggia o canta pi stizza o canta pi raggia, o anche solo perchè è chiossai u fangu ca a scaluora”, quindi… st’accura.
Noi riponiamo fiducia in te, però ripeto, st’accura.
Dopo la partita di ieri siamo tutti seriamente preoccupati, abbiamo la sensazione che a Manchester quest’anno si iccaru o sparagnu, non possiamo puntare alla serie A cercando i sciecchi muorti pi scipparicci i fierri… eccaci na vuci ca testa ca un parra si chiama cuccuzza.
Stiamo rivedendo le stesse dinamiche dello scorso anno, era molto prevedibile, la squadra è la stessa, unni cari u scieccu si susi.
C’è gente che quando è arrivata prometteva bene ma non ha mantenuto mai.
Insomma quannu u scieccu u voli viviri è inutili ca ci frischi!
E non è possibile perchè ne va della tua carriera, del nostro Palermo e del mio fegato.
Stiamo attenti, a noi u babbìo ci piace, ma sentirsi pigghiati pi fissa no, è molto pericoloso!
Se il palermitano fa parte del gioco gioca ma se lo escludi dal gioco ti scuonza u juocu.
Quindi, pensaci tu, dicci agli inglesi che non facciano l’indiani, ricci ca nescinu a lanna, perchè poi di tanto babbìo rischiamo di fare maliriscussi.
C’è un mantra coniato da un mitico personaggio molti anni fa: Portami a lanna … i to nanna (ci siamo capiti)
Diglielo a Manchester, ci resta poco tempo e non possiamo più babbìare.
Se non capiscono a lanna dicci ca nescinu a sardella, a pila, a munita, i picciuli… ca nivuru cu nivuru un tinci, mascarìa.
Con affetto
Stefano Piazza
P.s. Per qualunque cosa sappi che noi a Palermo siamo sempre a disposizione, ti apriamo la porta di casa e del nostro cuore, tu però hai una ulteriore fortuna, hai accanto il più innamorato tifoso, il presidente Dario Mirri, per qualunque cosa rivolgiti a lui, un po’ pierdiri”.