Aleš Mateju, ex difensore del Palermo e ora pilastro dello Spezia, ha raccontato il suo percorso e il suo legame con il calcio italiano in un’intervista rilasciata a La Nazione, in edicola oggi. L’atleta ceco, che domenica tornerà al “Barbera” da avversario, ha sottolineato l’importanza del gruppo come punto di forza della formazione ligure, che sta sorprendendo nel campionato di Serie B.
Dal suo debutto lontano da casa in Olanda fino al legame speciale con l’Italia, Mateju si è aperto anche sulla sua esperienza personale, tra ricordi del passato rosanero e sogni futuri con lo Spezia. Un confronto che assume un sapore speciale in vista della sfida contro i rosanero, che rappresentano una parte importante della sua carriera.
Emplicità, gentilezza e disponibilità di Aleš Mateju fanno ben capire le elevate qualità umane di cui si compone la squadra aquilotta. Non è un caso che il punto di forza dello Spezia, rimarcato dallo stesso forte difensore ceco, sia il gruppo: «Qui non ci sono fenomeni, tutti pensiamo al bene della squadra».
Mateju, un passo indietro al suo percorso calcistico. Lei nasce a Pribram, una piccola città di 34mila abitanti della Repubblica Ceca, dalla quale emigrò a 17 anni per andare in Olanda al PSV. Poi l’esperienza in Inghilterra nel Brighton e, infine, l’Italia.
«Quando in età giovanile sono andato in prestito al PSV è stato un po’ difficile, ero senza la mia famiglia e non conoscevo la lingua, ma quella fu un’esperienza top che mi fece crescere come uomo, al pari di quella in Inghilterra al Brighton. Poi l’Italia, che è ormai la mia seconda patria: sono qui da sette anni, ci vivo benissimo, mi sento quasi a casa. Per me è importante, nel mio percorso, avere accanto la mia famiglia: mia moglie Liana e il mio bimbo Teo di un anno e cinque mesi, la gioia più grande della mia vita».
Ha sempre avuto l’obiettivo di fare il calciatore? «Assolutamente sì. Ho frequentato la scuola alberghiera, poi interrotta quando sono andato in Inghilterra, ma la mia idea è sempre stata quella di giocare a calcio».
A 10 mesi dal suo arrivo a Spezia che idea si è fatto della nostra città e della sua gente? «Quando sono arrivato, lo scorso gennaio, ho abitato a Forte dei Marmi, quindi non ho vissuto molto la città. Quest’anno, invece, ho preso un appartamento a Spezia e ho avuto modo di conoscere meglio gli spezzini, che nei riguardi della mia famiglia si sono sempre dimostrati aperti e socievoli. La città mi piace molto, è a misura d’uomo. Recentemente ho anche visitato il Museo d’arte contemporanea».
Lei arriva dal Palermo, prossimo avversario dello Spezia. Mai avuto pentimenti sul suo passaggio da rosanero ad aquilotto? «No, appena sono arrivato mi sono calato nell’ottica di centrare l’obiettivo della salvezza, ho dato il massimo per i colori bianchi. Non guardo indietro. A Palermo mi sono trovato molto bene, ma ora penso solo allo Spezia».
Che effetto le farà rivarcare la soglia del “Barbera”, stadio nel quale ha giocato per due anni con 50 presenze in rosanero? «Sarà una partita un po’ diversa rispetto alle altre, ma non sarò nervoso più di tanto. Troveremo uno stadio pieno e caloroso».
In caso di gol esulterà? «No, perché ho tanto rispetto per tutta la città di Palermo».
È uno Spezia che fa sognare un intero popolo. A un terzo del campionato è lecito alzare la testa verso l’alto? «Ora, in effetti, possiamo guardare un po’ più sopra e iniziare a sognare come tutti i tifosi, anche se il campionato è ancora molto lungo. L’obiettivo era la salvezza, ma strada facendo sta cambiando e possiamo giocare per il nostro sogno».
Lei ha già vinto un campionato di B al Brescia, vede accostamenti tra quella squadra e quella attuale? «Intravedo molte analogie. Quello era un gruppo come quello attuale: qui non ci sono giocatori che fanno i ‘fenomeni’, remiamo tutti nella stessa direzione, pensiamo solo al bene della squadra. Se qualcuno non gioca, non ci sono musi lunghi».
Oltre al gruppo, quali sono i punti di forza dello Spezia? «Giochiamo un calcio diverso, puntiamo sulla fisicità e lo facciamo bene. Abbiamo le idee giuste, ogni partita facciamo qualcosa di diverso. Per questo siamo così in alto. E poi abbiamo mister D’Angelo: è preparatissimo, un grande allenatore e una bravissima persona».