Salvatore Elia, protagonista di un’ottima stagione con lo Spezia, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Il Secolo XIX, oggi in edicola. L’esterno bianconero ha raccontato il percorso di crescita della squadra allenata da Luca D’Angelo, il riscatto dopo le difficoltà della scorsa stagione e le sue sensazioni personali in vista della sfida contro il Palermo, sua ex squadra. Tra ricordi, ambizioni e qualche aneddoto, Elia ha analizzato il momento dello Spezia, soffermandosi sull’importanza del gruppo, sulla sana concorrenza interna e sulle sue prospettive in un campionato difficile come la Serie B. Un’intervista che offre uno spaccato interessante sul presente e futuro dei liguri, tra voglia di rivalsa e la consapevolezza di poter fare sempre meglio.
Elia, cos’è scattato rispetto allo scorso campionato per trasformare così la squadra in campo?
«Uscire da quella situazione non era facile. In Serie B, quando le cose vanno male e ti ritrovi sotto in classifica, ti vengono brutti pensieri. Ma aver vissuto un periodo così pesante ha fatto scattare la voglia di non ripetere un’annata del genere. Siamo ripartiti con il piede giusto, poi quando arrivano risultati cambia tutto, perché il positivo chiama positivo e i buoni risultati aiutano a trovare la giusta serenità nel gruppo».
Un gruppo già formato a gennaio 2024, quest’anno ancora più compatto e cattivo in campo?
«La scorsa stagione ho messo la maglia bianca a campionato iniziato, dopo un anno di stop, giocando dopo la sfida persa 3-0 contro il Catanzaro. Le cose non sono andate bene, poi alla fine eravamo tutti contenti perché ci siamo risollevati. Quest’anno siamo partiti in modo propositivo, i nuovi si sono integrati benissimo e la qualità del gruppo è cresciuta».
Tra i nuovi arrivi alcuni compagni come Mateju, Soleri e Aurelio che aveva lasciato a Palermo?
«Con i rosanero avevo giocato solo con Mateju e Soleri, Aurelio lo avevo conosciuto. In Sicilia sono arrivato nella squadra neopromossa in B ma ho giocato solo 4 mesi, subendo un grave infortunio al ginocchio».
Che effetto fa affrontare domenica il Palermo?
«Non è la prima volta, ma a prescindere da quante volte la affronti, giocare contro la propria ex squadra fa sempre un certo effetto».
Che accoglienza si aspetta?
«Buona, come l’anno scorso. Penso di aver lasciato buoni ricordi pur giocando solo pochi mesi. Stavo facendo bene in campionato con mister Corini in panchina. Non nascondo che mi sia rimasto un po’ di amaro in bocca per lo stop dovuto all’infortunio».
Cosa ha detto ai suoi ex compagni nel Palermo?
«Prima che arrivassero, avevo loro consigliato di venire allo Spezia perché penso sia una piazza importante».
L’anno scorso oltre 30 presenze in maglia bianca e un gol bellissimo a Cosenza. Il suo è stato un contributo importante per la salvezza, quest’anno che ambizioni? «Non mi sbilancio. La B è piena di insidie. Dobbiamo restare con i piedi per terra. Dopo l’anno scorso sappiamo come è andata e non vogliamo scottarci una seconda volta».
Sui calci piazzati in fase offensiva, D’Angelo la posizione sempre ultimo uomo. Come mai? «Per sfruttare la mia velocità. Il mister vuole evitarmi le ripartenze degli avversari».
Miglior dote la velocità, dunque. Invece cosa c’è da migliorare? «Un po’ il sinistro e l’atteggiamento: a volte dovrei essere più egoista».
L’anno scorso per il lungo stop di Reca giocò anche terzino a sinistra. Le manca quel ruolo? «Sono sempre stato uno che si mette a disposizione. Quest’anno la rosa ampia è quello che serve per affrontare al meglio il campionato».
Con Reca e Aurelio troppa concorrenza in fascia? «Premesso che preferisco giocare a destra, ma pure a sinistra non ho fatto malaccio. Avere compagni forti nel mio ruolo crea sana concorrenza e alza il livello dell’allenamento. Se mancasse uno si allenerebbe a bassa intensità, invece così si alza il livello ed è molto importante».
Che effetto vi ha fatto vedere la Ferrovia vuota? «Effetto strano. Comunque penso che Vignali sia stato contento anche di segnare sotto la curva deserta».
Che clima genera il mister? «Lo vediamo tranquillo. Ci lascia la giusta serenità per affrontare le partite nel migliore dei modi, poi in partita, a dire il vero, un po’ si trasforma».