Palermo-Spezia, Corini: «Scommesse? Purtroppo la ritengo una malattia dei nostri giorni. Quando vedo qualcuno distratto…»

Eugenio Corini è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia del match contro lo Spezia.

Ecco le parole del tecnico rosanero:

«Punti di contatto con il mio Palermo promosso nel 2004? Sono passati vent’anni quella squadra fece qualcosa di stdaordinario, la volontà è di ripercorrere quanto fatto da quella squadra. Arrivammo primi ma fu una lotta molto dura addirittura allora c’erano più promozioni, era un campionato più lungo di 42 partite. Eravamo oggettivamente molto forti ma dobbiamo ancora fare molte cose per essere paragonati a quella squadra. Scommesse? Noi come club abbiamo un codice etico molto chiaro, i nostri giocatori sanno bene cosa possono o non possono fare. Non ci ha scosso, c’è solo tanto dispiacere per quanto accaduto. È chiaro che dietro ci siano problemi personali, ricordiamo che dietro i giocatori ci sono essere umani. Purtroppo la ritengo una malattia dei nostri giorni, va fatto capire quali errori hanno commesso. Se parlo con i ragazzi di queste cose sul loro tempo libero? Quando si parla del nostro ruolo si parla di privilegio, è vero ma si conquista con impegno, mentalità e disciplina e queste sono cose che ti fanno durare nel tempo. La botta di fortuna può succedere ma è la mentalità che conta in una carriera. Ai giocatori dico sempre che bisogna essere uomini prima che calciatori amando quello che si fa non dando nulla per scontato e dando valore alle cose importanti. Ho tante fasce di età nella mia squadra, quando vedo qualche ragazzo distratto mi piace parlargli e capire i problemi che hanno al di fuori. La convinzione è qualcosa che maturi. In queste due settimane ho lavorato su questo. Sto guardando un docufilm su Tom Brady, che dice che anche la superficialità ammazza qualsiasi cosa, a volte si dicono tante parole ma sono i comportamenti che contano. Quando parlo di anima di squadra è questa cosa qua e su questo non transigo. Domani i nostri tifosi saranno tantissimi, hanno il sogno di vedere la propria squadra in A ed è anche il nostro, ma non possiamo conquistarlo con superficialità»