Palermo-Spal, il doppio ex Marino: «Da Arkus al City Group? Una proprietà forte possiede anche l’umiltà di non sbandierare sogni»
L’edizione odierna de “La Repubblica” ha realizzato una lunga intervista al doppio ex di Palermo e Spal, Pasquale Marino, il quale ha parlato in merito alla Sicilia ma anche alla sfida in programma sabato, passando per l’esperienza con i Tuttolomondo.
Ecco qualche estratto:
«Quando ero all’Empoli, un giorno, Spalletti venne al centro sportivo per cenare con il presidente e parlando di appartamenti che costano milioni mi chiese: “Tu, dove abiti?”. “A Marsala, di fronte alle isole Egadi. Forse non hai idea: d’estate a Favignana arrivano yacht di oltre quaranta metri e io, col gommone di cinque, mi tuffo nelle stesse acque!”. Si è fatto una grande risata. Noi siciliani siamo fortunati, ma non si valorizzano i beni che per natura possediamo».
Così, a 60 anni, la decisione di riordinare le idee. «Anche alla mia età, si cresce. A volte, la passione ti fa accettare situazioni complicate e commettere errori. Mi hanno chiamato tantissime società, piazze di rilievo, anche di B. Non ho accettato. Tempo fa, un giornalista mi disse che insegno calcio ma non faccio “spettacolo”. Aveva ragione».
A Palermo è capitato nel momento sbagliato, vivendo i 35 giorni più tristi e incerti della carriera. «Precisiamo. Non cerco colpevoli. Morto mio suocero da poco, non potevo lasciare mia moglie da sola ed ero consapevole del rischio che correvo. I nodi da sciogliere sul piano societario e tecnico erano noti ed enormi. Mi piaceva moltissimo Moreo che poi avrei avuto all’Empoli. Sarebbe, comunque, venuta fuori una squadra simpatica e divertente. Peccato».
Dalla sceneggiata dell’Arkus Network di Tuttolomondo al City Group: in 4 anni il Palermo è rientrato dalla porta principale.
«Una proprietà forte possiede anche l’umiltà di puntare al consolidamento della propria struttura senza sbandierare sogni per dedicarsi, in futuro, ad obiettivi più importanti. I veri progetti si formano in maniera graduale anche per diminuire le responsabilità di staff e giocatori».