L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sullo sfogo di Baldini in conferenza stampa e sul Palermo a caccia di un allenatore.
Dalla rottura con un uomo simbolo della promozione, al ritorno di una bandiera il passo potrebbe essere breve. Perché il giorno dopo le dimissioni di Silvio Baldini, al Palermo si sono mossi subito per individuare un sostituto di rango che possa tirare una riga con il recente passato, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche a livello di immagine. E’ stata una giornata in cui sull’asse che unisce il capoluogo siciliano a Manchester sono stati passati al vaglio molti nomi, alcuni dei quali anche sondati. Il parterre è ampio e comprende tecnici con un certo curriculum. Si sta ragionando su una rosa che comprende Ranieri, Semplici, D’Angelo, D’Aversa e Corini. Il profilo che sta prendendo consistenza, con il passare delle ore, sembra quello dell’ex capitano rosanero. Per lui sembra si stia aprendo la strada per il suo terzo capitolo a Palermo, dopo quello da giocatore e da allenatore, seppure per un breve interregno nell’era Zamparini.
Stima La posizione di Corini, nonostante la lista dei candidati sia lunga, sembra avere preso quota; il City Group ha ottime referenze e nel club non mancano gli estimatori, da Mirri a Gardini. E’ il motivo per cui un contatto con la società c’è stato, così come con gli altri, per capire il tipo di disponibilità e non è da escludere che nelle prossime ore seguirà anche un incontro formale. Nei piani della dirigenza non c’è fretta, per questo ieri sono stati promossi, ad interim, in prima squadra il tecnico Di Benedetto della Primavera e il responsabile del settore giovanile Rinaudo in veste di direttore sportivo, dopo le dimissioni di Castagnini. Di Benedetto guiderà la squadra nel match di Coppa Italia con la Reggiana, nell’attesa che venga presa la decisione sul nuovo allenatore che alla fine potrebbe ricadere su Corini, che di Baldini è stato giocatore.
Depotenziato L’ex tecnico, nel chiudere definitivamente il suo capitolo con il Palermo, ha voluto spiegare, insieme a Castagnini, i motivi del disimpegno e della rinuncia al contratto: «Sento di non essere parte del progetto e questo non mi permette di lavorare con la giusta tranquillità. Da quando ho iniziato ho visto che non ci sono i presupposti per allenare la squadra. L’anno scorso abbiamo vinto i playoff non perché eravamo la squadra più forte, ma perché il gruppo era il più forte e il gruppo oggi non c’è più». Quindi nessuna divergenza legata al mercato con la nuova proprietà, ma un cambiamento degli equilibri interni, nonostante la conferma dello zoccolo duro richiesta dal tecnico. «C’erano giocatori che pensavano di prendere un ingaggio migliore salendo in B e non l’hanno preso, altri che hanno aspettato 10 giorni per prendere lo stesso ingaggio della C, tutta una serie di miei collaboratori non sono felici. Invece dell’entusiasmo per conquistarmi la A ho tutta una serie di tristezze. Il mercato non c’entra nulla, gli acquisti sono cose di cui parlavamo con Castagnini. Il problema è di fiducia. Ho chiesto a Mirri, se fosse stato ancora proprietario, se mi avrebbe fatto un altro anno di contratto, lui mi ha detto che me l’avrebbe fatto anche in C. Se questi non lo fanno, mi devo sentire al centro del progetto?».