L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla difesa del Palermo.
L’allarme stavolta è scattato davvero. Un segnale c’era stato già stato contro l’Ascoli, a Reggio Calabria si è andati oltre perché il Palermo ha perso senza attenuanti. Corini ha messo dentro quasi tutta la batteria dei nuovi, ma i risultati sono stati scoraggianti.
Col senno di poi, facile dire che sarebbe stata meglio una rivoluzione un po’ più soft, ma alzi la mano chi non pretendeva di vedere in campo i vari Stulac, Segre e compagnia bella dal primo minuto. La verità è che da sola la qualità non basta e che a qualunque latitudine – dalla A ai dilettanti – serve anche altro per vincere le partite. Ovvero corsa, convinzione, coesione e un’identità tattica ben precisa. Solo cosi si diventa squadra, si superano gli ostacoli anche pia alti e si costruiscono le imprese, come ha fatto il Palermo nei play-off di C.
A Reggio Calabria i rosa a tratti hanno anche esibito un buon palleggio, ma tutto il resto è mancato. La Reggina ha azzannato ogni pallone, il Palermo è evaporato presto. Ha regalato gol facili come contro l’Ascoli e le poche chance che ha avuto, le ha sprecate. Piùche disperarsi, adesso bisogna lavorare e cercare rimedi. Una squadra non viene su dal niente: servono tempo, pazienza e anche empatia fra l’allenatore e i giocatori. Quando è stato scelto dal City, Corini aveva un gruppo, tre settimane dopo se n’è ritrovato un altro e…Roma non fu costruita in un giorno. Al «Genio» serve tempo per inculcare le sue idee, ma il campionato corre ed è chiaro che bisogna fare punti per evitare di finire in paranoia. Per riuscirci, serve subito tanta cazzimma in più di quella vista a Reggio.