«E’ una sofferenza di non poco conto vedere una piazza come Palermo navigare in bruttissime acque. So quanto soffre per ora la gente e quanto soffrono anche i ragazzi. Giocatori che valgono, ma che ancora non sono riusciti ad adattarsi. Al Palermo purtroppo manca un attaccante da 15 gol a stagione, così come, invece, ha a disposizione il Bari. La squadra non è scarsa, ma ci vuole forse un po’ di tempo per ritrovar fiducia. A questo aggiungo che, nonostante i giocatori arrivati abbiano giocato in piazze importanti, per “affrontare” il calcio a Palermo ci vuole anche un carattere particolare, oltre alle qualità tecniche.
Io sono del parere che una squadra vincente ha già raggiunto un certo equilibrio a livello di gruppo e di mentalità. Parliamo di categorie differenti, ma la differenza fra la C e la D non è pazzesca. Ritengo che se tieni una “base” che ha vinto, e aggiungi 5 o 6 elementi, fra cui una punta importante o altri tasselli nei vari reparti, non puoi che fare bene.
L’addio al Palermo? Inutile dire che in rosanero mi sarebbe piaciuto rimanere a vita. Non pretendevo di restare dopo la promozione dello scorso anno, ma credo che avrei potuto dare il mio apporto. E poi conosco già la piazza, la gente e le “pressioni”, sarei stato avvantaggiato. La linea di ricreare ex novo, o quasi, un organico, non ha mai dato grandi risultati, e posso dirlo sulla base di esperienze personali. Il mister lo conosciamo tutti. È un tecnico molto forte, ed ha dimostrato alla perfezione di saper vincere in Serie C. Ma purtroppo in momenti come questo, in cui la squadra non sta facendo bene tutti devono essere messi in discussione, a partire dallo stesso mister. Nel calcio ogni anno si azzerano i valori. Anche se vinci la Champions e l’anno dopo vai ad allenare in B, devi dimostrare il tuo valore». Queste le parole dell’ex attaccante del Palermo, Giovanni Ricciardo, rilasciate ai microfoni di “Sport19.it ” in merito al momento di forma vissuto dai rosanero.