Palermo: se l’arma in più si trovasse in chi scalpita in panchina? Cassini, La Gumina, Brugman, Goldaniga…I dimenticati

Difesa scricchiolante, centrocampo disorganizzato, attacco infruttuoso. Ogni reparto del Palermo, ad oggi, ha la sua pecca. Al primo errore il gol subito è assicurato. La manovra di gioco è lenta, prevedibile, priva di idee. L’incisività in avanti è quasi nulla. Fino ad ora, a parte qualche piccola eccezione, in tanti sono i “bocciati” rosanero di questo inizio di stagione. Difensori, centrocampisti, attaccanti. Nessuno escluso. Eppure, tra moduli alternativi, schemi  mal riusciti e cambi in corso, le soluzioni ai problemi del Palermo potrebbero trovarsi in panchina…

Senza giri di parole, la retroguardia difensiva ha lasciato a desiderare finora, soprattutto nelle ultime partite disputate. Disattenzione, poca lucidità, stanchezza, condizione non ottimale. Le cause possono essere molte, magari anche tutte. In tal senso, c’è un difensore che tanto bene ha fatto nei due anni in prestito tra Lega Pro e serie B, tanto da attirare su di sé le attenzioni di una certa Juventus. Edoardo Goldaniga, dopo le positive esperienze al Pisa e al Perugia e dopo la brevissima parentesi in bianconero (pur non essendo mai passato da Torino, può vantare di essere stato un tesserato dei Campioni d’Italia), oggi è nuovamente al 100% un giocatore dei rosanero, che lo hanno scovato appena diciottenne dalla Pergolettese tra i dilettanti. Tutti ne parlano bene. Però non gioca. Per lui solo uno spezzone di gara ad Udine, che gli ha segnato l’esordio nella massima serie e con la maglia del Palermo. Poi soltanto panchina. Ma con un reparto così incerto e fuori forma, perché non dargli una chance?

Di ordine a centrocampo ce n’è stato ben poco e non è un caso se le sconfitte della squadra di Iachini siano partite proprio dalle sfide perse sulla zona nevralgica del campo. Troppo lenta a ripartire, troppo priva di qualità. Eppure, in panchina ci sono due metronomi appartenenti a due generazioni diverse, con due storie diverse ma per certi versi simili. Enzo Maresca, quasi in extremis, è rimasto al Palermo dopo che la sua esperienza sembrava quasi conclusa. La sua esperienza, a detta del mister, serve a questo gruppo, sia dentro che fuori dal campo. Al momento, però, il campo il classe ’80 lo ha visto solamente due volte per qualche manciata di minuti. Le sue geometrie potrebbero mettere ordine ad un reparto apparso confuso e aggrovigliato. Così come quelle di Gaston Brugman, più giovane di lui “solamente” dodici anni. Reduce da un infortunio grave al ginocchio, il regista uruguaiano si è ristabilito pienamente e in quasi più di un’occasione è stato vicino a riassaporare l’erba dei campi da gioco. L’esordio però non è ancora arrivato e il suo score di presenze con la maglia rosanero è ancora fermo sullo zero. Il suo praticantato, il suo tirocinio al fianco del più esperto compagno dovrebbe essere giunto al termine. Perché non gettare uno dei due nella mischia?

Arriviamo infine al reparto più martoriato della squadra: l’attacco. Con uno Djurdjevic ai box per qualche mese, un Gilardino troppo isolato e alla ricerca del 100% della condizione fisica ed un Vazquez che cerca ancora il bandolo della matassa, potrebbe essere l’ora di capire di che pasta sono fatti i “ragazzini” che stanno pazientemente in panchina. Due classe ’96, uno di sangue puramente rosanero, l’altro proveniente dall’altro capo della terra. La Gumina Cassini assistono, in silenzio, in attesa del loro turno. Mentre per “Ninuzzo” la prima occasione è già arrivata, all’Olimpico di Torino durante la ricerca dell’insperato pareggio, Matheus ha debuttato con la maglia rosanero solamente una settimana fa, seppur in Primavera. Con la prima squadra, infatti, nessun minuto disputato. Eppure anche per loro i complimenti non tardano ad arrivare. Il prodotto del vivaio palermitano, lo scorso anno, è stato trascinatore della compagine allenata da Bosi e grazie anche alle sue prestazioni è arrivato ad esordire in A contro il Milan al “Barbera”. L’ex Corinthians va rafforzando sempre più la sua struttura fisica, un po’ come fece Dybala al suo arrivo dall’Argentina. Nasce da ala, ma Iachini lo vuole battezzare punta, sulla stessa scia della “Joya”. Al di là dei paragoni, sono a disposizione della prima squadra, se non si osa quando la necessità lo richiede, quando farlo?

Oltre al “vecchietto” Maresca, il Palermo potrebbe avere un tesoretto in panchina che potrebbe fare le fortune di questa squadra, sia in termini di risultati sportivi che per le casse della società. Un classe ’92, un ’93 e due ’96. Non era la filosofia dei rosanero quella di valorizzare le proprie risorse? Al momento sono stati dimenticati. Diamogli una possibilità. L’arma in più potrebbe trovarsi in chi scalpita in panchina…

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Luca La Barbera