La Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito cinque misure cautelari e sequestrato beni per 500 mila euro ai componenti di una organizzazione criminale accusati di associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e autoriciclaggio.
Uno è finito in carcere, tre ai domiciliari e uno ha il divieto di dimora nel territorio del capoluogo siciliano.
Il provvedimento è stato emesso dal gip di Palermo. le indagini sono state coordinate dalla Procura.
L’inchiesta è stata condotta dal Nucleo di polizia economico – finanziaria di Palermo, diretto dal colonnello Gianluca Angelini. Gli investigatori hanno utilizzato intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti, videoriprese. Secondo quanto accertato, l’organizzazione criminale, a partire dal 2016, avrebbe erogato prestiti con l’applicazione di tassi di interesse di tipo usurario nei confronti di decine di persone nell’area palermitana e romana, per un ammontare complessivo di circa 150.000 euro. Parte dei proventi illeciti intascati sarebbero stati poi “autoriciclati” dal figlio di uno degli indagati, attivo “collaboratore” del padre nelle azioni criminali, in un’attività economica nel settore della ristorazione nella zona della movida palermitana.
Altri indagati avrebbero agito a vario titolo come intermediari.
E’ stato scoperto, inoltre, un un sistema professionale basato sul rilascio di assegni postdatati utilizzati a garanzia dei prestiti erogati. Ai prestiti sarebbero stati applicati tassi di interesse che sarebbero arrivati fino al 140% annuo. Per riavere i soldi gli indagati hanno esercitato anche minacce nei confronti delle vittime.
Il capo era Salvatore Cillari, fratello di un boss ergastolano. Era lui a gestire la banda di usurai che per anni ha prestato denaro a tassi che arrivavano al 140% a decine di vittime: imprenditori, professionisti, antiquari e nomi eccellenti dello spettacolo come il conduttore Marco Baldini.
Cillari è finito in carcere, ai domiciliari il figlio Gabriele, che riciclava i soldi sporchi intascati con l’usura investendo in un locale alla moda nel quartiere Capo, a pochi metri dal palazzo di giustizia di Palermo. Il ristorante, “L’Acerba”, è stato sequestrato.
Dell’organizzazione facevano parte anche Matteo Reina e Giovanni Cannatella, anche loro finiti ai domiciliari e Achille Cuccia che ha avuto il divieto di dimora a Palermo.
La banda operava tra Palermo e Roma. Cillari era di casa nella Capitale come risulta dalle intercettazioni delle drammatiche conversazioni con il conduttore radio Baldini che, tra il 2017 e il 2018, era finito nella rete degli strozzini. “Com’è finita Marco co ‘sti soldi? Manco una lira”, gli diceva Cillari, non sapendo di essere intercettato. “Domani ci vediamo, stai tranquillo”, rispondeva Baldini. Ma il debito non veniva saldato e l’usuraio continuava a incalzare la vittima. “Venerdì vengo a Roma e ci resto fino a venerdì”, aggiungeva Cillari con tono minaccioso.
Secondo quanto accertato, l’organizzazione criminale, a partire dal 2016, avrebbe erogato prestiti con l’applicazione di tassi di interesse di tipo usurario nei confronti di decine di persone per un ammontare complessivo di circa 150.000 euro.