Palermo-Sampdoria, il doppio ex Gasbarroni: «Giochi a pallone per queste partite. Occhio al Renzo Barbera…»

L’edizione odierna de “Il Secolo XIX” si sofferma sulla gara tra Palermo e Sampdoria riporta un’intervista al doppio ex Gasbarroni.

Meglio a Genova o in Sicilia? «Che devo dire, non sono stato bene, di più. Ho vinto il campionato con tutte e due, con la Sampdoria siamo andati in coppa, abbiamo pure sfiorato la Champions. Io sono stato da dio, la gente poi mi voleva bene, mi vuole bene ancora adesso».

Quindi non si sbilancia? «Nella Sampdoria ho passato più tempo, ho ottenuto risultati migliori, il quinto posto. Bei ricordi.  Già, Rossini centravanti, mancarono un po’ i gol per agguantare la Champions.

Rossini ricorda un po’ De Luca, che ne dice?  «Un po’ sì sono giocatori importanti. Certo, il terminale offensivo vive per fare gol, ma anche quando non ne fa è utile. Sia per la squadra, sia per gli altri attaccanti. Flachi adorava giocare in coppia con Rossini, quello faceva il gioco sporco, e lui segnava. A parte che Francesco segnava comunque. Ma è un esempio per spiegare le dinamiche».

A proposito di dinamiche, lei oggi lavora nella Juventus e si occupa della crescita tecnica dei ragazzi delle giovanili. Che succede al calcio italiano, così impoverito? «Il discorso è ampio. Adesso i calciatori sono atleti pazzeschi. Io non arrivavo al novantesimo, o uscivo prima o subentravo. Questi non sono mai in affanno. Se ci penso, noi avevamo allenamento alle tre e io arrivato alle due e mezza. Questi alle 11 sono già al campo: fanno palestra, attività preventiva, studiano dati. Sanno tutto, si informano su esercizi, movimenti, alimentazione. Noi eravamo ruspanti, io  non sapevo niente. Però nel nostro calcio c’era più fantasia».

Novellino, che da allenatore fu alla Sampdoria e al Palermo, non sempre era contento… «Si, magari mi cacciava dall’allenamento, ma mi coccolava anche. Ci lasciava libertà. Era attento ad alcune cose, ma gli attaccanti erano liberi di osare. Provavamo a saltare l’uomo, sempre e comunque. Oggi si tenta meno, sempre meno. Ci divertivamo un sacco».

Venerdì sarà uno di quegli appuntamenti divertenti per i calciatori, ma anche generatori di preoccupazioni. Che ne pensa? «L’ambiente è caldo, al Barbera i tifosi sono vicini. Non come a Marassi, ma sono vicini. Ma è per quelle partite che un calciatore vive, io dico loro di godersela perché quelle sono le emozioni che ti rimangono dentro per sempre. Per dire, io godevo quando giocavo a Verona contro l’Hellas, non contro il Chievo, che magari poi ci perdevo pure».

Dove la guarderà? «A casa, qui a Torino, dove abito».

Con la famiglia? «Ho due figlie, non sanno niente di calcio, fanno danza… Non sanno nemmeno esattamente cosa facevo io, la più grande ha 12 anni. Ogni tanto mi dice, ma tu eri scarso o eri come Ronaldo? E allora io dico che ero scarso, se quello è il paragone…».