L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla gara tra Palermo e Reggina intervistando il doppio ex Giacomo Tedesco.
A volte, il passato è come se ci mettesse davanti a uno specchio per ricordare lo scorrere del tempo. Ed ecco che Giacomo Tedesco, dal 27 maggio 2007 cittadino onorario di Reggio Calabria ma nato e cresciuto calciatore nello storico terreno del Malvagno, vede riflessi i momenti più importanti della sua vita calcistica: la miracolosa salvezza in A con la Reggina che gli procurò il gesto di valenza simbolica del Consiglio comunale calabrese; e i suoi primi passi nel terreno di gioco di nonno Totino culminati con la favola dei picciotti di Ignazio Arcoleo, con “Giacomino” unico Primavera titolare inamovibile.
Domenica, lei da che parte sta? «Da palermitano non posso che tifare per la mia città. Spero che Corini vinca e sarà sicuramente una bellissima sfida, ma non nego che un pezzo del mio cuore sia rimasto oltre lo Stretto».
Inzaghi con il rammarico della sconfitta di Bolzano, Corini per il nono risultato utile. «L’esito non è scontato. La Reggina crea molto e cercherà di riscattare il periodo di alti e bassi. Il Palermo è nelle migliori condizioni e vuole continuare a guadagnare terreno. Mi aspetto un confronto combattuto e divertente».
Non ha mai pensato di tornare a casa? «In più occasioni, però mi dicevano: “Un Tedesco già basta!”. Indossare nuovamente i colori rosanero sarebbe stato come coronare una carriera fantastica. Ecco perché accettai Catania».
Dove incontra Baldini. «Un grande allenatore e motivatore. E si è visto. Ho avuto la fortuna di ospitare i rosa allo Sport Village per quattro mesi e il mister mi ringrazia sempre per il supporto che ho dato ai ragazzi. Da Catania, andò via in piena lotta per non retrocedere perché quando non sente più che giocatori e dirigenza sono con lui, si dimette. Come in estate. Capì che il City aveva idee diverse. Però, la sua magia verrà ricordata per sempre».
Corini ha superato critiche e situazioni difficili. «Di recente, abbiamo partecipato ad una partita di beneficenza. L’ho sempre stimato come giocatore e tecnico, serio e preparato. Molti chiedevano il suo esonero. Ha resistito e reagito in silenzio. Ora raccoglie i frutti del lavoro. Il Palermo dimostra di esserci. Battere l’Ascoli non era semplice dopo l’errore dal dischetto. La sua mano si nota».
Palermo da A? «Mi auguro che la nuova società realizzi qualcosa di meraviglioso come col City portato al top del calcio mondiale. I play-off sono ad un passo e, Frosinone a parte, le altre arrancano. Si può anche sognare di arrivare secondi».
Brunori, Valente Marconi: la vecchia guardia in prima linea. «Matteo non molla mai e in questo è come me (ride, ndr): mi esaltavo nelle contestazioni e cercavo di aiutare gli altri. Mi piace Marconi perché si pensava non fosse da B e ha smentito tutti. Lo stesso Valente. Sono gli artefici del cambiamento perché hanno trasmesso ai compagni il messaggio ereditato con la recente impresa: nulla è impossibile».