Palermo: perché mandare via i propri giovani per affidarsi altri stranieri?
E’ una politica strana ma costante quella che il Palermo fa da ormai un po’ di anni. Nel vivaio rosanero ci sono tanti giovani italiani, magari anche palermitani, che spesso arrivano sino in prima squadra, vogliosi e pronti per esordire nella massima serie ma che alla fine vanno in prestito in altre squadre per “farsi le ossa”. Questa frase è ormai molto comune per il gergo calcistico: infatti, con queste parole si lascia intendere il fatto che il giovane calciatore debba ancora crescere e giocare in campionati minori prima di poter essere schierato in una squadra di serie A.
Ecco, talvolta è anche logico attuare questa politica per quei ragazzi che hanno realmente bisogno di crescere, anche mentalmente, già dalla serie cadetta. Ma siamo sicuro che non ci sia anche qualche “babyrosa” che già all’età di 19/20 anni è davvero pronto a scendere nei campi di serie A? Facciamo un esempio, forse il più recente: Antonino La Gumina. Palermitano, cresciuto tra le fila rosanero e mandato in prestito alla Ternana, forse avrebbe potuto dare la svolta all’attacco del Palermo. Giovane, talentuoso, strutturalmente e tecnicamente pronto per giocare in serie A (cosa già fatta in spezzoni di alcune partite della scorsa stagione), ma mandato in prestito in un club di serie B per una sua crescita personale.
Ed è qui che i conti non tornano. Via un attaccante classe ’96 del vivaio rosanero, eccone un altro, stavolta straniero, più piccolo e con nessuna esperienza in serie A: Roland Sallai. Nessuno vuol mettere in dubbio la preparazione tecnica del nuovo acquisto del Palermo, le cui caratteristiche dimostrano che ha talento, ma perché non dare fiducia a talenti nostrani piuttosto che importarli dall’estero?