L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla gara di ritorno della finale playoff che non ha ancora trovato pace.
Urne e pallone, un binomio difficile. Oggi è previsto un vertice in Prefettura per valutare il da farsi in vista di Palermo-Padova, la finale di ritorno dei play-off di Serie C, in programma il 12 giugno. La stessa domenica in cui i palermitani saranno chiamati alle urne. Si vota per le amministrative, nel capoluogo, ma si vota anche nel resto d’Italia per i referendum. Una data nota da tempo e che di fatto avrebbe causato una concomitanza a prescindere dal campo sorteggiato per l’atto conclusivo degli spareggi, ma la Lega Pro ha confermato ieri il calendario già proposto nel corso della stagione.
Il tutto mentre rimbalzano ipotesi su possibili spostamenti del match del «Barbera»: le strade portano ad un rinvio al 14 o 15 giugno, ma non oltre perché il 17 è in programma il Palermo Festival proprio allo stadio. Si valuta anche la possibilità di anticipare la sfida a sabato 11 giugno. Quel che è certo è che a Padova si gioca questa domenica, alle 21. Stesso orario previsto per la sfida di Palermo, per ora ufficialmente in programma nella domenica successiva, in attesa di decisioni riguardanti l’ordine pubblico. Il dispiegamento di forze dell’ordine nei seggi elettorali renderebbe complicato (se non impossibile) un servizio adeguato ad un match determinante come quello del «Barbera». Perché, vada come vada, a Palermo si assegnerà l’ultima promozione in Serie B, con un afflusso di spettatori paragonabile a quello delle ultime tre gare interne e un potenziale riversamento di tifosi per strada, qualora le cose dovessero volgere al meglio per la causa rosanero.
Scenari al vaglio della Prefettura, ovviamente, sebbene ancora non sia stata presa alcuna decisione in merito. Non è la prima volta che il Palermo deve vedersela con l’appuntamento elettorale e il precedente è a dir poco benaugurante, perché il 13 maggio 2001 l’allora Lega di Serie C non poté far disputare di domenica l’ultima giornata, in concomitanza con le elezioni politiche. Si giocò dunque il sabato prima, il 12, con due campi sotto gli occhi di mezza Italia: l’allora «Favorita» per Palermo-Ascoli e il «Partenio» per Avellino-Messina. La storia, per chi segue i rosanero da almeno vent’anni, è nota: gol di Maggiolini per il Palermo, una città (calciatori inclusi) completamente ferma ad attendere notizie da Avellino per un rigore fischiato al 90’ al Messina, l’errore di Torino dal dischetto e il successivo gol di Caridi per i «lupi» irpini che fa esplodere di gioia tutta una città, dopo aver masticato amaro per settimane a causa del sorpasso dei peloritani in vetta alla classifica. Il controsorpasso all’ultima curva portò il Palermo in Serie B.