Palermo: ospedali sotto attacco, la Prefettura interviene per blindare i reparti

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’intervento della prefettura per blindare i reparti di pronto soccorso.

Attenzione massima e provvedimenti allo studio in Prefettura dopo i recenti episodi di violenza nei confronti di medici e infermieri. «Atti intollerabili » per il prefetto di Palermo Giuseppe Forlani. « Ho convocato una riunione con Ordine dei medici, forze di polizia e la struttura ospedaliera per confrontarci e studiare provvedimenti da attuare con urgenza » . In pochi giorni, prima alla casa di cura Triolo Zancla, quindi al Civico di Palermo, familiari di pazienti hanno dato sfogo libero alla rabbia, mettendo a soqquadro reparti, minacciando sanitari, devastando macchinari.

L’ultimo episodio, lunedì notte al Civico. Nonostante l’immediata assistenza, una donna di 59 anni è stata uccisa da un infarto. Era arrivata in pronto soccorso, in condizioni tanto gravi da costringere i medici a non aspettare neanche l’esito del tampone, pur di intervenire il prima possibile. Sono saltati fuori livelli di glicemia pari a cinque volte quelli standard, più un diabete preesistente, mai diagnosticato né indagato. Un primo tentativo di stabilizzazione della paziente è andato a buon fine, ma poco dopo un secondo arresto cardiaco se l’è portata via. Quando la notizia è stata comunicata ai familiari si è scatenato il caos.
Solo l’intervento dei vigilantes, racconta chi c’era, ha impedito che i medici venissero aggrediti, ma quando la furia si è scatenata su arredi, macchinari e materiale c’è stato poco da fare.

L’unico agente in servizio al posto fisso di polizia ha solo potuto chiamare rinforzi, che in tempi rapidi sono intervenuti per bloccare e identificare i responsabili, tutti denunciati per danneggiamento. Questa l’imputazione provvisoria, ma il fascicolo è aperto e non si esclude che alla lista si aggiungano altri reati. Anche perché dall’ospedale, annuncia il direttore generale del Civico, Roberto Colletti, partirà una denuncia per «quell’atto di inqualificabile natura, che rappresenta un elemento di vergogna assoluta». A tutela del personale, dice Colletti, ma anche della comunità perché «comportamenti del genere producono rallentamenti di un servizio pubblico di estrema necessità e l’impossibilità di utilizzare complesse strumentazioni oggetto di gratuito vandalismo.