L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul momento critico in casa Palermo.
Vuoto Palermo. In questo momento non funziona nulla, non c’è coesione né comportamenti da squadra, meno che mai risposte individuali, visto che tutti i giocatori, a cominciare dai nuovi arrivati, stanno offrendo prestazioni altamente insufficienti e anche quelli che venivano ritenuti certezze sono in forte flessione. Una crisi esplosa proprio quando sembrava che ci fossero i presupposti per sviluppare un nuovo progetto tecnico tattico: la vittoria sul Genoa, il ritiro a Manchester che doveva compattare le fila.
NESSUN SEGNALE. Invece, nessun segnale di crescita e numeri impietosi che però fotografano esattamente la realtà del momento: 3 sconfitte di fila (è la prima volta nell’era Mirri, al massimo finora ne erano arrivate 2 con Boscaglia che allora perse il posto), ancora peggio 5 nelle ultime 6 gare, l’astinenza sotto porta (311′ senza gol, l’ultimo l’ha segnato Brunori contro il Genoa). Ancora, il Palermo non ha mai rimontato un risultato (c’era riuscito solo per pochi minuti con l’Ascoli prima di essere nuovamente superato) e soprattutto a Terni ha dato una inquietante sensazione di passività: non solo è stato travolto ma di fatto il portiere avversario non è stato mai impegnato. Nell’ambiente c’è scoramento e adesso anche preoccupazione. Eugenio Corini è il primo a soffrire di una situazione di cui non riesce a venire a capo, perché sa benissimo quali siano le attese del popolo rosanero. Il summit nello spogliatoio a Terni, presenti anche il direttore generale Gardini e il responsabile tecnico Rinaudo (che formalmente non è mai stato nominato direttore sportivo), è rimasto nel chiuso di quelle stanze, ma Corini non ha accampato assolutamente delle scuse. Si è particolarmente arrabbiato per aver subito il terzo gol, con una squadra totalmente fuori equilibrio. «Non accetto di prendere gol come quelli, c’è anche una dignità della sconfitta», le sue parole a fine gara.