Questa mattina alla Cattedrale di Palermo si sono tenuti i funerali di Totò Schillaci, scomparso giovedì 18 sempre dopo aver perso la sua battaglia contro una brutta malattia. A migliaia i palermitani accorsi in Cattedrale per l’ultimo saluto all’Eroe di Italia ’90 che ha rappresentato nel mondo la semplicità e la determinazione di una città come Palermo e dei suoi cittadini.
Proprio i suoi concittadini questa mattina hanno voluto rendergli omaggio dandogli un ultimo saluto in un clima di profondo affetto e commozione misto a rabbia per averlo perso così presto. Il beniamino che nelle “notti magiche” di 24 anni fa ha fatto sognare una nazione e una città intera, era voluto bene da tutti. Non solo da amici e familiari, ma anche da chi non lo conosceva di persona. Un uomo umile, gentile dall’animo buono, così lo definisce chi lo ha conosciuto.
A rendergli omaggio questa mattina in cattedrale non solo i cittadini ma anche il Palermo calcio rappresentato dal presidente Mirri e dai calciatori Brunori e Segre. Quel Palermo dove Schillaci sognava di giocare e non ci è mai riuscito. Ci è riuscito invece suo nipote, Francesco Di Mariano seduto tra i primissimi banchi insieme ai familiari e la moglie di Totò, Barbara e i figli, visibilmente provato e commosso per la perdita prematura dello zio, uno dei suoi punti di riferimento come da lui stesso dichiarato ieri.
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Commovente l’abbraccio al termine della funzione, con i tifosi rosanero della Curva Nord, che con striscioni e cori hanno espresso il proprio affetto verso Totò, un palermitano tifoso del Palermo proprio come loro.
Presenti anche il presidente della Figc Gabriele Gravina, l’ex presidente Matarrese e Beppe Bergomi, il capitano di quell’Italia nel Mondiale del 1990 che incoronò Schillaci capocannoniere.
Nel corso della funzione emozionanti l’Omelia di Monsignor Filippo Marullo: “In questi giorni tanti i messaggi, tanti i pensieri, tante le parole, tanto l’affetto dimostrato da parte del mondo del calcio e dello sport, delle istituzioni e del popolo; è stato un coro unanime di dispiacere, dolore, lacrime, ricordi, che attestano le qualità umane e professionali di un talento, di un fuoriclasse, di un grande della storia umana e calcistica che nasce e muore qui a Palermo, tra gente comune, e vive e si distingue nella scena internazionale, anzi mondiale, come campione prodigioso, una leggenda del calcio. Il nostro Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice, che sarà in mezzo a noi al termine della celebrazione per un suo saluto e per la benedizione della salma, ha scritto, appresa la notizia della morte di Totò, in un suo messaggio: “Con la morte di Totò Schillaci Palermo perde un simbolo di riscatto. Un ragazzo di umili origini che riesce a farsi strada nonostante gli ostacoli e le tante ostilità incontrate lungo il suo cammino, fino a diventare una vera e propria icona dello sport nazionale.
L’arcivescovo così descrive Totò e continuiamo a chiederci: chi è Totò, chi era Totò. Tutti lo sappiamo e riconosciamo. Totò è stato prima di tutto un battezzato, un uomo, un figlio, un fratello, un padre, un marito, un lavoratore, un amico, e da sempre un calciatore, fin da bambino. Totò rappresenta la favola, ha realizzato nella sua vita la favola, senza mai cambiare pelle, rimanendo sempre lo stesso, con l’animo gentile, generoso ed umile di sempre, col cuore grande e la testa sulle spalle di sempre. Ma come l’ha realizzata? Da persona seria e perbene. Non certo rimanendo a guardare o ad aspettare inerme ma guadagnandosela col sudore, il sacrificio, l’impegno, la dedizione, a testa bassa, come fanno i grandi eroi, senza mai chiedere o pensare che sia dovuto. La favola si realizza non attraverso followers e visibilità del momento, ma lavorando in silenzio, con umiltà, credendoci, come ha fatto lui. Un eroe del pallone, un eroe della vita, un eroe del riscatto, un eroe che parte dal basso, da un quartiere di borgata, dove per farti spazio devi faticare, devi fare una scelta, sì, una scelta tra la via dei soldi facili e disonesti e la via del lavoro e il sacrificio, la via dell’onestà. Il successo e la fama sono tali se si nutrono di valori come l’ha incarnati lui. L’immagine della Sicilia e della nostra Palermo è proprio questa,fatta di tante donne e tanti uomini che vogliono riscattarsi dalla condizione di miseria e spesso degrado a forza di sacrificio e lavoro, dimostrando a se stessi e agli altri di potercela fare, di poter cambiare un destino, per molti già segnato. Era qualcosa di impensabile il sogno di Totò. Lui ci ha creduto con tutte le sue forze, ostinatamente, andando controcorrente, pronto a tutto, superando ogni ostacolo, ogni avversità, anche contro il parere dei medici che all’età di 13 anni gli diagnosticarono un problema al ginocchio che gli avrebbe impedito di giocare. Con lucida follia Totò non si arrende, vuole mordere la vita, vuole riuscire a correre i veri campi di calcio, non quelli della strada o della parrocchia ma quelli importanti, non per vanagloria ma per passione. Totò è il volto bello di Palermo, di Palermo che non molla. Totò per noi palermitani e noi siciliani è un simbolo, come lo sono stati altri uomini nella storia in altri ambiti, perché è riuscito con le sue sole forze a mostrare il volto vero, impregnato di valori, della nostra Sicilia, della nostra bella Palermo. Un figlio di questa terra che non ha mai tradito le sue origini, non si è mai vergognato dei lavori svolti sempre con dignità, anzi ne ha sempre parlato come passaggi fondamentali della sua vita che gli hanno permesso di costruirsi una corazza e pertanto lo hanno reso forte e invincibile. Ha fatto conoscere al mondo, con la semplicità del suo essere, il cammino fatto di sacrifici che lo ha reso la persona che era, il calciatore popolare tanto amato e da tutti unanimemente considerato il nostro Maradona dal piede d’oro. […]”.
Toccanti anche le parole recitate proprio dall’Arcivescovo Corrado Lorefice a margine della benedizione delle spoglie di Totò Schillaci: “C’è la fede in Dio e la fede calcistica che anche io ho da quando vivo con voi. Totò non ha mai giocato nel Palermo ma aveva questa fede calcistica. Queste due fedi si incontrano. La vita di Totò, quella calcistica continua a farci vibrare. Gli occhi che esultavano, lo slancio del suo corpo… ha continuato a donarli affinché altri fossero liberi. È rimasto umile, uno di noi affinché gli altri potessero correre in strada, liberi da falsi ideali, da chi i nostri giovani li vuole schiavi”.
In riferimento all’impegno che Totò Schillaci ha sempre avuto per i giovani palermitani Lorefice ha detto: “Totò ha pensato di stare in mezzo alle nuove generazioni. La sua è stata una grande opera. I corpi devono sprizzare gioia, luce, vita. Questo è il suo insegnamento”.