L’edizione odierna “La Repubblica” si sofferma sulle indagini in corso per la prematura scomparsa della calciatrice Vittoria Campo.
Non una reazione avversa da vaccino come troppi sui social hanno subito decretato e qualche fonte ha dato ad intendere. Non un inspiegabile malore. Potrebbe essere stato un mix di sostanze a uccidere Vittoria Campo, la ventitreenne ex calciatrice del Palermo morta il primo novembre, a due mesi esatti dalla scomparsa del fratello Alessandro, trovato senza vita il primo settembre a Favignana. A suggerirlo sono stati gli esami tossicologici eseguiti al pronto soccorso dell’Ingrassia, dove la ragazza è stata portata d’urgenza dalla madre nelle prime ore del pomeriggio di lunedì.
Secondo quanto filtra, nel sangue della ragazza sono state trovate tracce di metadone e cocaina. Se siano state la causa della morte, fattore scatenante o concomitante, toccherà all’autopsia, eseguita ieri al Policlino, stabilirlo. Su quanto accaduto, è stata aperta un’inchiesta e ai carabinieri la procura di Palermo ha chiesto di lavorare per ricostruire con esattezza cosa sia successo nelle ore che hanno preceduto la morte di Vittoria, con chi fosse, cosa abbia fatto.
«Non era più lei — è il concetto che viene fuori dalle frasi a mezza bocca che filtrano dal privato dello spogliatoio della sua ex squadra — ma non ci siamo accorte che la situazione fosse così grave. Si era chiusa in sé stessa» . Tutto il contrario di quello che era sempre stata, sul campo come nella vita universitaria. Chi l’ha conosciuta alla facoltà di “ Beni culturali” a Palermo ne parla come di una ragazza «solare, sportiva e piena di voglia di vivere. Ma negli ultimi due mesi è cambiato tutto. Cosa sia successo, toccherà all’inchiesta stabilirlo. Ma il tribunale dei social ha subito decretato «Vittoria è morta per il vaccino». Una strumentalizzazione che ha costretto ad intervenire anche la madre, che ha rotto il silenzio per scrivere, esasperata: «Non era neanche vaccinata. State zitti».