L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul rincaro delle tasse per i palermitani.
Il conto della stangata è salatissimo e a pagarlo saranno le famiglie. Madre e padre lavoratori dipendenti, due figli che frequentano le scuole comunali, un appartamento di proprietà di 100 metri quadri, un reddito pro-capite di 30 mila euro: se finora hanno pagato 320 euro di Tari, 240 di Irpef a testa e 200 euro di mense scolastiche per i bambini, per un totale di mille euro, il piano di riequilibrio che entro lunedì il Consiglio comunale sarà chiamato a votare per evitare il dissesto, fa schizzare la cifra al rialzo di 612 euro. Come? Basta fare i conti: circa 80 euro in più per la Tari, il raddoppio dell’addizionale sulle persone fisiche, 52 euro in più per i pasti a scuola dei due figli. Senza contare il costo dei servizi.
Entro dopodomani Sala delle Lapidi dovrà scegliere: senza il sì al documento i circa 400 milioni promessi dal governo, a patto di un accordo lacrime e sangue che il sindaco Leoluca Orlando dovrebbe firmare con il premier Draghi a San Valentino, potrebbero non arrivare. In Consiglio comunale si litiga e ci si divide: da un lato c’è chi pensa che il dissesto sia meglio di un piano «che ipoteca il futuro di Palermo per 20 anni » e dall’altro chi invece sostiene che il riequilibrio sia la soluzione più flessibile che consente di ridurre la morsa se i conti migliorano. In mezzo ci sono le famiglie che, comunque vadano le cose, non hanno scampo.
La stangata sul lavoro. La misura più odiosa nel piano che va in aula è l’aumento dell’addizionale comunale Irpef con l’aliquota ferma allo 0,8% dal 2012. Il gettito Irpef del 2021 ammonta a circa 52 milioni ma le previsioni inserite nel piano portano il gettito a 101 milioni e con l’aliquota che sale a 1,5, quasi il doppio di quella attuale. Una stangata ritenuta irricevibile per buona parte dell’opposizione che ha annunciato le barricate. Ma che in realtà è ormai scontata: anche in caso di dissesto le tasse sarebbero portate al massimo: in una città, però, penultima in Italia nella classifica che mette in fila i Comuni in base al reddito medio per contribuente: circa 26mila euro, che scivola a meno di 10mila se calcolato sul numero di residenti.
Cara Tari. L’altra grande voce che cresce è quella della tassa sui rifiuti a fronte di un servizio scadente con la differenziata ancora ferma sotto il 20 per cento e nessun investimento su mezzi e personale. Il piano prevede che il gettito salga di circa 24 milioni di euro: significa, considerata la platea dei 300mila contribuenti, circa 80 euro in più a testa. Per una famiglia di lavoratori che abita in una casa di 100 metri quadri e ha due figli l’incremento è significativo: da 320 euro a 400. Ieri il collegio dei revisori, pur esprimendo parere favorevole all’aumento, ha messo nero su bianco le criticità dell’atto che porta il parere negativo del ragioniere generale. Intanto il fatto che il piano preveda l’incremento delle tariffe già a partire dal 2021, anche se non ci sono più i tempi per approvarle. Ma il problema è soprattutto la percentuale di recupero dell’evasione ipotizzata che è stata fissata al 75% e che secondo il collegio «non dà sufficiente garanzia di riuscita neppure a seguito della sostituzione di Riscossione Sicilia con l’Agenzia delle Entrate » : secondo gli uffici, con il massimo dello sforzo e il potenziamento dei Tributi al momento in stallo, si può arrivare al 59%.