Palermo, la bandiera sventola. C’è il rinnovo pure per Accardi. Il picciotto accetta la proposta della società, firma su un contratto annuale
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul rinnovo di Andrea Accardi.
La prima «bandiera» è in casa. Era solo questione di mettere una firma, ma le volontà del Palermo e di Andrea Accardi si conoscevano già da tempo. Il rinnovo è cosa fatta, un accordo di un solo anno, per il quale però il difensore palermitano non ha posto veti, né dubbi. Penna in mano e contratto firmato, per chiudere un cerchio lungo tre anni. Perché lui c’era, nel 2019, quando il consiglio direttivo della Lega B rese esecutiva la sentenza sportiva di primo grado, estromettendo i rosanero dai play-off per la promozione in Serie A.
E c’era anche nella maledetta notte del 24 giugno, quando qualcuno s’era persino illuso che la pec delle 23.59 contenesse davvero una fideiussione per l’iscrizione in Serie B. Ha attraversato l’inferno come tutti i tifosi del Palermo, ma lo ha fatto da una prospettiva diversa: quella del campo, del giocatore che ha scelto di sposare i colori della propria squadra anche nel punto più basso di sempre, ripartendo dai dilettanti per risalire lì dove tutto era finito.
La scelta di Accardi era già presa da tempo, quella del Palermo invece è stata formalizzata solo di recente. Alla fine, come per gli altri rinnovi di Valente e Marconi, sul piatto è stato messo un solo anno di contratto. Niente impegni a lunga scadenza, in questa fase di ingresso di una nuova proprietà. Nulla a cui il numero 4 non sia abituato, comunque: ha dovuto attendere, allo stesso modo, dopo la promozione dalla Serie D alla C, legandosi al club della propria città per due sole stagioni.
Lo ha fatto e si è preso sul campo un posto da titolare, nonostante gli infortuni e nonostante lo scetticismo, creato per lo più da quella stagione tra i dilettanti in cui non ha sempre ha avuto una maglia dal primo minuto. Colpa del regolamento, che imponeva la presenza di un numero minimo di under in campo e che, alla fine, vedeva spesso Accardi tra i sacrificati, proprio per far giocare i giovani nel reparto difensivo.