Questa volta non basta il fattore Barbera. Nel solito stadio gremito di tifosi rosanero, è la squadra di Vanoli a prendersi la scena. I rosanero non sono riusciti a infliggere danni alla difesa ospite, complice forse anche il dispendio di energie che la sfida con la Samp ha sottratto.
Il Palermo c’ha comunque provato, a sottolineare come moralmente e psicologicamente adesso sia libero e voglioso, ma questa volta qualcosa non ha funzionato. Nella prima frazione di gioco il Venezia sembrava essere messo alle corde dalle avanzate degli uomini di Mignani, il Palermo era corto tra i reparti, la difesa attenta e premurosa ma soprattutto Ranocchia sembrava parecchio ispirato. Il centrocampista rosanero ha mostrato la solita qualità e quantità che l’ha contraddistinto fin dal suo arrivo a Palermo, ma questa volta non è riuscito a fare la differenza.
In realtà tutta la mediana sembrava aver approcciato il match ottimamente, oltre a Ranocchia, Gomes riusciva quasi sempre a liberarsi dalla pressione avversaria e a giocare palla liberamente, mentre Segre aggiungeva la solita corsa, dinamicità. Se è vero che il Venezia impostava dal basso alla ricerca di una manovra più elaborata, il pressing dei centrocampisti era spesso armonioso e tempestivo. Poche volte gli ospiti riuscivano a verticalizzare e la mediana rosanero era sempre pronta a chiudere.
Le idee di Vanoli e dei suoi, però, erano chiare: obiettivo non perdere al Barbera. I lagunari, chiaramente, puntavano al bottino pieno, ma probabilmente anche tornare a casa senza sconfitta sarebbe stato un risultato che gli avrebbe fatto comodo. Difensivamente pochi errori, con un Palermo che avrebbe dovuto mettere alla prova molto di più i tre centrali di Vanoli. Sulle fasce, invece, tanto equilibrio. Lund non è quasi mai riuscito a saltare Candela, ma nemmeno gli arancioneroverdi hanno spinto lateralmente. Diakité, invece, sembra essere l’uomo in più dei rosanero: il francese poche volte viene superato, ma soprattutto offensivamente è sempre presente. Chiaramente i limiti tecnici ci sono, e sono da migliorare, ma la strada è quella giusta e adesso l’out di destra è decisamente ben coperto da un valido proprietario.
Seppur Phojanpalo sia sempre stato schermato dagli anticipi e dalle opposizioni dei tre centrali rosanero, è una leggera disattenzione difensiva a dare la possibilità al Venezia di passare in vantaggio. Lucioni sceglie di non accorciare su Pierini che con un mancino secco, al 62’, buca un Desplanches incolpevole. È l’unico errore vero della retroguardia rosanero ma è un errore che costa caro, nonostante Marconi e Graves continuano a convincere e sono complici di una prestazione davvero incoraggiante.
D’altro canto però la coppia Brunori-Soleri questa volta delude. I due attaccanti non riescono a sopperire all’ errore e allo svantaggio, probabilmente complice la stanchezza. Tanta lotta spalle alla porta per Soleri e tanti palloni toccati lontani dall’area avversaria per Brunori, ma la coppia fatica anche semplicemente a tirare in porta. Molto spesso sono poco lucidi nel fare la scelta giusta, perdendo l’attimo per il tiro.
Questa volta neanche Mignani dalla panchina è riuscito a dare la svolta. Tanti cambi a trazione offensiva, con l’inserimento di Chaka, Insigne e, forse tardivamente, Di Francesco, che però non cambiano gli equilibri di un Venezia che dopo il gol abbassa inevitabilmente il baricentro non concedendo nulla agli avversari.
Di certo questo Venezia non è una squadra dai tanti punti deboli, anzi. Gli uomini di Vanoli non sono quasi mai andati in difficoltà difensivamente e palla al piede riuscivano a dialogare e a trovare spazi concreti, anche se le occasioni favorevoli sono state ben poche. Al Penzo, adesso, servirà un’ impresa e mezzo miracolo, ma ci sarà più tempo per riposare e prepararsi. Servirà un Palermo a trazione anteriore che non dovrà però sbilanciarsi troppo per non subire reti, perché spesso la fretta può essere il peggior nemico di queste situazioni. Il Palermo comunque è vivo, ma dovrà crederci, buttando il cuore oltre l’ostacolo.