Palermo. Il declino senza fine della piscina costa di più, eppure resta chiusa
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla vicenda legata alla piscina comunale di Palermo.
Questa volta non si nuota per colpa di un guasto alle valvole che non riescono a mantenere i livelli di acqua nella vasca. In altri casi è dipeso dalle tensioni con gli assistenti bagnanti, dalla mancanza di un certificato sulla qualità delle acque o da una caldaia e un depuratore rotti. È cominciato con l’ennesimo stop il 2022 della piscina comunale di Palermo, che ogni anno costa alle casse pubbliche più della metà dei circa quattro milioni di euro che servono per far funzionare gli impianti sportivi comunali. Mentre si continuano a tradire le aspettative delle società sportive e degli utenti del nuoto pubblico.
L’ultima stangata. Eppure, mentre la piscina è ancora chiusa, all’ingresso di viale del Fante c’è già un cartello con le nuove tariffe in vigore dal primo gennaio: un biglietto che da 1,55 euro lievita a 3,50 euro e spazi acqua che aumentano del 25 per cento. Mentre la qualità del servizio è invariata, cioè insufficiente. «Con le nuove tariffe e i disservizi, alle società sportive restano poche speranza di vita — dice Antonio Coglitore, presidente della Waterpolo — se si aumentano di un quarto le tariffe degli spazi acqua una società come la nostra che spende seimila euro al mese dovrà sostenere 1.500 euro di spese extra e anche sobbarcarsi il raddoppio dei costi per l’ingresso dei suoi tesserati che sono passati da 50 a 100 euro ad atleta».