Palermo. Il Consiglio di Stato chiude un vecchio caso. Palloni in campo a Frosinone, respinto pure l’ultimo ricorso
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul caso palloni in campo a Frosinone.
Al nono e (forse) ultimo grado di giudizio, Frosinone-Palermo può volgere al termine. La curatela fallimentare dell’ormai scomparsa Us Città di Palermo si era rivolta al Consiglio di Stato nel tentativo di ribaltare il verdetto del Tar del Lazio, su quanto avvenuto nella finale dei play-off di Serie B del 2018, vinta per 2-0 dei ciociari (dopo il 2-1 per i rosa al «Barbera» nell’andata) tra le polemiche per il lancio di palloni dalla panchina dei padroni di casa. I giudici amministrativi hanno evidenziato un difetto di giurisdizione, dichiarando improcedibile l’appello del «vecchio» Palermo, poiché la sentenza verte sul risultato della partita e non sull’eventuale diritto a partecipare al campionato di Serie A.
In sostanza, su quanto accaduto in campo, deve esprimersi la giustizia sporti va, come richiesto dalla Figc che ha proposto un appello incidentale autonomo, quest’ultimo invece accolto. L’iter sportivo aveva dapprima portato il Collegio di garanzia dello sport del Coni a riconoscere le ragioni del Palermo, pur non potendo infliggere sanzioni su «situazioni già cristallizzate» come la promozione del Frosinone. Il caso è poi tornato alla Corte sportiva d’appello, che alle due partite a porte chiuse e alla multa da 25 mila euro ha aggiunto un’ulteriore ammenda da 25 mila euro ai danni dei ciociari, pena definitivamente confermata dal Collegio di garanzia dello sport il 22 luglio 2019. Il fu Palermo, nel 2018, ipotizzava un risarcimento «tra 40 e 60 milioni di euro» in caso di accoglimento dei ricorsi. Al «no» del Consiglio di Stato, però, possono scorrere i titoli di coda.