Si chiude la vicenda legata al Giudice Sidoti e all’ex presidente del Palermo, Giovanni Giammarva. Secondo quanto riporta “La Repubblica”, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. La procura di Caltanissetta chiude l’inchiesta sulla mancata dichiarazione di fallimento per il Palermo calcio, che vedeva indagati l’ex giudice della sezione Fallimentare di Palermo Giuseppe Sidoti e l’ex presidente rosanero Giovanni Giammarva. I sostituti procuratori Claudia Pasciuti e Davide Spina si apprestano a chiedere un processo. I finanzieri del Gruppo Tutela spesa pubblica del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo hanno notificato gli avvisi di chiusura dell’indagine agli indagati. Sidoti deve difendersi anche dall’accusa di abuso d’ufficio, per avere nominato in una procedura una sua amica.
Il provvedimento di chiusura dell’indagine riguarda anche il giudice Fabrizio Anfuso, per l’ipotesi di reato di rivelazione di notizie riservate. Secondo la procura nissena, il magistrato, in servizio all’ufficio Gip, avrebbe rivelato al collega Sidoti “l’esistenza di una richiesta di misura cautelare nei confronti di Maurizio Zamparini”. Ricostruzione che Anfuso, difeso dall’avvocato Giovanni Di Benedetto, ha sempre contestato. Anche Sidoti, difeso dagli avvocati Monica Genovese e Matias Manco, nega un patto corruttivo con Giammarva, tesi accolta dalla Sesta sezione della Cassazione, che il 3 aprile dell’anno scorso aveva annullato l’ordinanza del gip di Caltanissetta con cui Sidoti veniva sospeso per un anno.
La procura di Caltanissetta ritiene comunque di avere prove a sufficienza per sostenere un processo. A Sidoti e Giammarva viene contestato di “avere alterato il corretto svolgimento della procedura pre-fallimentare” della società rosanero. “Omettendo – è scritto nel provvedimento di chiusura dell’indagine – di astenersi in presenza di gravi ragioni di convenienza, atteso che Sidoti era legato da un pregresso rapporto di conoscenza ed estrema confidenza con Giovanni Giammarva”.
A Sidoti viene contestato anche di avere nominato, “quale componente del collegio peritale investito della valutazione in ordine alla sussistenza dello stato di insolvenza della società Palermo calcio Daniele Santoro, sebbene quest’ultimo si trovasse, a sua volta, in una situazione nella quale avrebbe potuto essere ricusato, in ragione dei rapporti personali e professionali con Giovanni Giammarva, noti al giudice”.
E ancora, al giudice della Fallimentare viene contestato di avere “impartito a Daniele Santoro direttive finalizzate a non far emergere nell’elaborato peritale criticità delle quali entrambi erano a conoscenza”. Per i pm di Caltanissetta, Sidoti avrebbe invitato Santoro “a non svolgere accertamenti sulla solvibilità di Alyssa s.a. (debitore di Us Città di Palermo per 40 milioni di euro), e di Giada (fideiussore del credito sopra indicato) sebbene inizialmente Santoro segnalasse la necessità di effettuare una visura alla centrale rischi in riferimento a tutte le società del gruppo Zamparini e comunque riferisse al giudice che la valutazione della solvibilità del debitore era paramentro fondamentale per vagliare la possibilità di svalutare un credito”.
Sidoti avrebbe invitato Santoro anche a “non inserire considerazioni in ordine alla fittizietà dell’operazione di cessione ad Alyssa delle quote di Mepal spa, sebbene entrambi ne fossero consapevoli”. Un’ulteriore contestazione che nasce dalle intercettazioni: il giudice avrebbe impartito direttive al consulente “per effettuare in seno alla relazione di consulenza simulazioni in ordine alla integrale svalutazione del credito di 40 milioni vantato da Us Città di Palermo, ma solo bilanciando l’eventualità con quella, segnalata come priva di qualsivoglia addentellato a dati reali e/o accertati nel procedimento, della promozione della Us Città di Palermo”.