L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui “flop” in casa Palermo.
Sono costati circa 5 milioni di euro, a cui bisogna aggiungere gli ingaggi. Su di loro, cioè giocatori di categoria come Stulac, Di Mariano, Saric, Segre o Mateju, il nuovo Palermo punta per far salire la qualità. E invece, nessuno di quei 14-15 giocatori, arrivati da un mercato di sostanza che non si vedeva da tempo, è riuscito a lasciare il segno. In 8 gare non si sono viste le
geometrie di Stulac, gli inserimenti e i cross di Di Mariano, la diga difensiva di Nedelcearu e Bettella, le giocate di Saric, i gol di Vido.
I “dolori” di Di Mariano. Il simbolo della difficoltà dei nuovi a integrarsi ha il volto di Di Mariano . L’esterno palermitano, arrivato per un milione di euro come «uomo della promozione», già conquistata da protagonista con Venezia e Lecce, in 458 minuti non è riuscito sinora né a segnare né a fornire assisti. E se è vero che in carriera in B non ha mai realizzato tanti gol (25 in 173 partite) è da lui che porta il numero 10 che fu di Miccoli, che ci si aspetta un salto di qualità per il reparto offensivo, che ha totalizzato 6 reti. Perché Di Mariano sinora è apparso volenteroso, ma macchinoso e troppo lontano dalla porta. Al pari dell’altro esterno di attacco, Salvatore Elia, in rete contro il Perugia e poi spesso fagocitato dalle difese avversarie. Centrocampo bocciato Ma il vero flop dei nuovi è in mezzo al campo. E lo capisci quando, a metà gara contro il Sudtirol, Corini sostituisce il suo regista Stulac per Damiani. Se lo sloveno deve essere il faro del Palermo, le uniche luci sinora sono state un tiro da 30 metri nell’esordio contro l’Ascoli e poi un assist sprecato da Brunori contro gli altoatesini. Troppo poco per uno che in B conta 89 presenze, 11 gol (molti tirando da fuori) e 12 assist, e che ha giocato pure 49 gare in A. L’altro fantasma è Saric, che con 1,8 milioni spesi è il secondo acquisto più caro dopo il riscatto di Brunori.
Gli alibi sono tanti – è arrivato dopo due settimane di tira e molla con l’Ascoli e ha saltato la preparazione di Manchester per gli impegni con la Bosnia – però l’italo-bosniaco, da titolare, è stato quasi sempre sostituito perché girava a vuoto o sembrava nascondersi. E poco importa se Segre, l’altro titolare arrivato dal Torino, sia stato forse l’unico tra i nuovi a dare a segnare un gol lottare su ogni pallone, salvo perdersi anche lui a Terni. Meglio i difensori vecchi Nel pacchetto difensivo, invece, è accaduto il paradosso: i migliori sinora sono stati i giocatori del vecchio Palermo. Buttaro, a dispetto dei 20 anni, ha avuto un rendimento spesso all’altezza ed è stato spesso uno dei più positivi. E Ivan Marconi, finora, tra i tre centrali ha mostrato di essere quello più affidabile tra il nazionale rumeno Nedelcearu e l’ex under 21 Bettella. Ma il simbolo delle difficoltà dei nuovi ad adattarsi è Mateju: pupillo di Corini e per questo impiegato spesso a sinistra da piede destro, l’esperto nazionale ceco non ha mai convinto ed è sembrato sempre fuori posto. Troppo poco per uno che ha fatto il titolare in A con il Brescia e ha collezionato 70 presenze in serie cadetta.