Palermo, gli eroi della promozione. Parla Marconi: «Stagione incredibile, con Baldini fiducia e consapevolezza. Futuro? Aspetto la società»
Uno degli eroi della promozione del Palermo (Come li ha definiti Baldini, ndr) è stato senza alcun dubbio Ivan Marconi. Non solo per l’eroico salvataggio nella finale di andata contro il Padova, che è valso come “un gol di rovesciata”, ma soprattutto per la sua grinta, tenacia e rinascita dopo l’arrivo del tecnico toscano.
Marconi, insieme ai suoi compagni, Buttaro, Lancini e Perrotta all’occorrenza, hanno reso la difesa rosanero invalicabile ponendo i paletti saldi di quella che è stata una promozione da record. Il difensore classe 89’, tuttavia, dallo scorso 30 giugno non è più un calciatore del Palermo. Lui, come diversi suoi compagni, sono andati in scadenza di contratto con il club rosanero e restano tutt’ora in attesa di novità da viale del Fante.
In un’intervista rilasciata in esclusiva ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com, Ivan Marconi ha ripercorso insieme a noi le tappe fondamentali di questa annata trionfale, soffermandosi anche sul suo futuro ad oggi incerto.
Partiamo dal finale di stagione…che playoff sono stati?
«Sono stati per me una cavalcata incredibile dove si percepiva che c’era quella possibilità di poter vincere. Poi ovviamente vincere non è mai facile, soprattutto con gare da dentro o fuori. Quindi siamo stati bravi, concentrati e anche fortunati. Ci sono state tutte le componenti giuste al momento giusto»
Baldini ha dimostrato di crederci sin da subito alla promozione. Voi da quando avete capito che realmente potevate uscirne vincitori?
«Il mister sin dal suo arrivo ci ha dato subito un iniezione di fiducia, era solo questione di tempo, prima che sarebbe venuta fuori anche a noi. È riuscito a dare linfa alla squadra facendo tirare fuori il 110% a tutti. Secondo me abbiamo iniziato a capire che potevamo davvero fare qualcosa di importante quando nelle trasferte iniziavano ad arrivare le vittorie, ciò che è mancato durante il campionato. Abbiamo trovato il nostro ritmo e il nostro gioco».
A proposito di trasferte, quella di Potenza ha fatto infuriare molto Baldini. Cosa è successo?
«È successo che il mister in settimana ci aveva fatto dei discorsi molto emozionanti a livello affettivo, poi però ha visto che la partita non è andata come voleva lui dal punto di vista emotivo e quindi si è sentito un po’ “tradito” da parte nostra. Ha creduto di non essere riuscito a far capire ciò che lui provava e da lì in poi è stato un continuo miglioramento»
Che differenza avete trovato tra Baldini e il suo predecessore Filippi?
«Va ringraziato comunque Filippi per il lavoro svolto, ricordiamo che è rimasto con noi sei mesi e ci ha lasciato terzi in classifica. Detto questo secondo me lo staff di Baldini, oltre che il tecnico stesso, sono stati fondamentali. A partire proprio da Nardini, Mattia, il preparatore dei portieri, Pardini, il mental coach Colonnata. Uno staff veramente unito, dal quale abbiamo percepito un energia e una positività incredibile da ognuno di loro. Il mister poi ci ha dato quei 4-5 suggerimenti che ci ha fatto capire che non eravamo una squadra scarsa, anzi…tutt’altro che scarsi per la categoria. Dovevamo solo mettere in pratica i suoi concetti».
Ha lavorato molto anche sulla fase mentale…
«Non solo, ovviamente anche sulla tattica. Non a caso sin dal suo arrivo abbiamo iniziato a segnare molto anche su calcio piazzato, da calcio d’angolo, o sul primo palo. Oppure la palla alle spalle del portiere. Era tutto studiato, non era frutto di casualità. Ma frutto di un allenamento quotidiano e costante».
Abbiamo visto un gruppo molto affiatato. C’è qualcuno dei tuoi compagni con il quale hai legato di più?
«Fare nomi non è mai bello, ma essendo uno introverso che si sbilancia poco ho fatto amicizia davvero con tutti. Ma se devo dire qualcuno in particolare dico Crivello, con il quale ho legato molto, ma anche con Soleri, entrambi ragazzi eccezionali e giocatori che mi hanno aiutato molto. Anche gli altri devo dire, come Accardi, Floriano, Somma, Luperini. Insomma un po’ tutti. Ma se devo dirne due in particolare dico Crivello e Soleri».
Tornando ai playoff…che sensazioni si provano a giocare davanti ad un pubblico di 35mila persone?
«Il pubblico è stata una componente fondamentale per la nostra promozione, sentivamo veramente la responsabilità di una città intera. Ma non solo di una città. Abbiamo visto quanti tifosi rosanero ci hanno seguito in trasferta o quanti palermitani ci sono in giro per il mondo, ho visto video su Youtube in cui ci seguivano anche dalla Cina e da New York. Eravamo diventati una cosa unica squadra e tifosi. Giocare davanti a 35mila persone non capiti facilmente neanche ai giocatori di serie A. Personalmente quando sono stato chiamato a vestire la maglia del Palermo il mio primo obiettivo era quello di giocare davanti ad uno stadio pieno, purtroppo il primo anno che sono stato qui non è stato possibile per via del covid, ma il secondo anno ci siamo riusciti. Questa è una cosa che nessuno mi potrà mai togliere, è stata una grande emozione, fondamentalmente nel calcio si vive di emozioni. E questa è la più grande che possa aver ricevuto da questo sport».
A proposito di emozioni, i tifosi hanno ancora negli occhi e nel cuore il tuo salvataggio sulla linea a Padova…
«Non ti nego che nella settimana successiva ho ricevuto tantissimi messaggi nel quale venivo santificato, mi chiamavano “San Marconi da Padova” (ride, ndr). A parte gli scherzi sono ovviamente contento e felice di aver potuto contribuire alla vittoria della squadra con questa mia azione. È stata una cosa istintiva, ci ho credo fino all’ultimo e non ti nascondo che per un difensore fare un salvataggio del genere è un sogno, è come per un attaccante fare un gol di rovesciata. Sono cose che speri possano accadere ed è accaduto».
Ecco, una promozione conquistata in un modo così formidabile, quanto fa male essere arrivato in scadenza di contratto?
«Se devo essere onesto mi dispiace davvero tanto. Volevo parlarne con la società già nella passata stagione, ma c’era una situazione un po’ di stallo. Quest’anno idem, con la questione closing e il cambio societario, purtroppo in questo momento non si capisce molto bene la situazione e purtroppo mi trovo un po’ in alto mare. La mia priorità ho sempre detto che è il Palermo, ma il Palermo momentaneamente ha altro a cui pensare».
Come te anche molti tuoi compagni in questa situazione, ne avete parlato con qualcuno in società?
«Qualche contatto c’è stato risalente ad una settimana fa circa, ma non c’è più stato nessun altro riavvicinamento. In questo momento la priorità è stata quella di poter avere un quadro societario completo. Ovviamente in un rinnovo contrattuale entrambe le parti devono essere felici. Ad oggi non si è ancora parlato di nulla. Ho sentito anche gli altri miei compagni in scadenza e siamo tutti sulla stessa barca. Attendiamo risposte dalla società, anche se in questo momento non so neanche se la società mi contatterà, non ne ho la certezza».
La tua volontà?
«Ho sempre dato priorità al Palermo, mi sono sentito anche con mister Baldini per capire quelle che erano le sensazioni, ma neanche il mister si è sbilanciato. Ha detto che ne avrebbe parlato con la società. Ho saputo che ieri si sono incontrati con Mirri e Castagnini, quindi attendiamo. Io penso che il Palermo abbia un’ambizione forte, ma bisogna conoscere quelli che sono i piani per quei ragazzi che come me in stagione hanno fatto qualcosa di incredibile. Io spero ci sia un po’ di riconoscenza, non è detto, ma lo spero»
Oggi intanto è arrivato il closing con il City Group. Raccontaci un po’ quelle che erano le sensazioni all’interno dello spogliatoio in merito a questa notizia…
«A dire la verità siamo stati molto bravi a parlarne il meno possibile, era qualcosa che riguardava l’esterno, non il gruppo. Il mister, lo staff e noi giocatori siamo stati bravi a fare cerchio e puntare solo l’obiettivo finale. Ma ovviamente era qualcosa che ci interessava, sapevamo che a prescindere qualcosa di positivo e importante stava per arrivare per il Palermo, ma noi siamo rimasti concentrati sul campo».
In attesa di conoscere il tuo, che futuro ti aspetti per il nuovo Palermo?
«Io penso che se fanno lavorare il mister come vuole lui, con i suoi principi saldi e ancorati, possa portare sicuramente entusiasmo. Abbiamo visto che se il Palermo vive sull’entusiasmo possa affrontare tutti a viso aperto. Non bisogna nascondersi dietro un dito, va detto che la proprietà che ha appena rilevato il Palermo è una proprietà sicuramente ambiziosa. Pensando al City Group si pensa subito al Manchester City e tutti sappiamo quello che sta facendo. Anche solo un decimo dell’ambizione che c’è al City è comunque altissima, quindi credo che il Palermo possa puntare alla massima serie. Perché diciamocelo, come non ci azzeccava niente in C, non ci azzecca nulla neanche in B».