L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sull’andamento del Palermo al “Barbera” grazie alla difesa a tre e un super Alberto Pelagotti.
Il Palermo vola grazie anche al suo muro difensivo. Il Barbera, poi, è diventato un vero e proprio bunker. Sotto l’ombra di Monte Pellegrino, infatti, sono stati davvero in pochi a superare Pelagotti e compagni: Rossetti del Campobasso e Tito dell’Avellino, per altro su rigore e per un fallo inesistente. Soltanto 2 gol in 7 partite giocate in casa, un dato che fa del Palermo la squadra con la migliore difesa interna del Girone C. E se è vero che i campionati li vince chi subisce meno reti, la squadra di Filippi è sulla buona strada. Perché il dato complessivo dice che i rosanero, con 11 reti al passivo, hanno il secondo migliore rendimento difensivo del torneo, dopo quello del Catanzaro e dell’Avellino, a pari merito con il Monopoli. Anche il Bari capolista ha incassato un gol in più. Sono numeri che riflettono una crescita esponenziale della fase di contenimento rispetto all’avvio della stagione, in particolar modo di un reparto che è stato flagellato da infortuni e assenze, ma che ha resistito all’urto con l’emergenza.
Decimato. Basti pensare all’infortunio che tiene fuori Accardi dallo scorso 8 agosto, alle tre giornate di squalifiche iniziali di Buttaro, alle quali se ne sono aggiunte altre due consecutive strada facendo, agli infortuni che hanno fermato in due riprese Marconi e Lancini, ai due turni di fila inflitti dal giudice sportivo a Perrotta. Un bollettino di guerra che ha spesso impedito a Filippi di schierare lo stessa linea difensiva per due volte di seguito. In 14 giornate, in verità, è avvenuto soltanto due volte: con Catanzaro e Monterosi. Il miglioramento che ha portato ad aumentare la tenuta stagna in difesa è figlio anche di un percorso tattico intrapreso dalla squadra con l’allenatore nel quale è stato trovato, probabilmente il definitivo equilibrio. Dal 3-4-2-1, al 3-5-2, passando per il 4-3-1-2. Il Palermo si è andato adattando di volta in volta in base alle esigenze e all’avversario da affrontare. E l’andamento ne ha giovato, perché dai sette gol incassati nelle prime nove partite, si è passati a due nelle ultime cinque. In definitiva i fatti hanno dimostrato che non era tanto un problema di modulo, quanto di atteggiamento e interpretazione del sistema di gioco. Perché i rosanero hanno subito reti, vinto e perso sia con la difesa tre sia con la linea a quattro.