L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul flop di alcuni rosanero riportando anche un retroscena che riguarda il mercato.
Attenzione però, quella attuale è una valutazione momentanea legata a quanto visto nelle recenti partite, ma il calcio è pieno di riscatti e improvvise rinascite. E’ successo a tanti di deludere al loro arrivo per poi dimostrare il proprio talento. L’aspetto grave è che per adesso i “tenori” stanno stonando tutti assieme e non c’è un’ossatura di gruppo già nata ad aiutarli ad emergere. Il Palermo, va sempre ricordato, è stato rivoltato come un calzino a fine agosto nonostante venisse da una promozione che aveva entusiasmato la città. I motivi? La rottura improvvisa con Baldini e Castagnini, l’avvento di un altro tecnico, la convinzione che in B servisse un organico diverso, i propositi e le possibilità economiche della nuova società. In verità il mercato era stato accolto con unanimi consensi perché tutti gli elementi scelti apparivano adeguati e molti anzi arrivavano dalla A (Segre, Stulac) o da promozioni appena conquistate (Di Mariano, Bettella). Ma fin qui il mix di individualità di indubbio valore non ha formato una squadra e i tasselli non sono al posto giusto.
Adeguarsi alla lotta. Il Palermo che è affondato a Terni è partito con 9 volti nuovi rispetto a quello trionfatore nei play off. Unici rimasti Marconi e Brunori. Poi altri subentrati e Damiani e Soleri rimasti 90′ in panchina. Corini ha avallato e suggerito le operazioni, conoscendone il margine di rischio legato ad una costruzione frettolosa, con preparazioni diversificate e senza un ritiro estivo a fare da collante per tutti. Pensava a qualche difficoltà di amalgama, non a una serie di sconfitte senza attenuanti. L’idea di far nascere una squadra più elegante e manovriera fin qui si è scontrata con le rudezze della B. E per venire fuori dal pantano adesso è utile che ci si adegui allo spirito da combattimento che serve in categoria, qualunque modulo venga scelto.