Palermo esclusa da Euro 2032. L’Uefa non si è fidata dei dossier del Comune, i retroscena
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’esclusione di Palermo dalle città candidate per Euro 2032, rivelando un retroscena che riguarda il dossier presentato dal Comune alla Uefa.
L’esclusione del Barbera dai dieci stadi italiani che nel 2032 potrebbero ospitare i campionati europei di calcio provoca un’onda lunga di reazioni e prese di posizioni. L’altro ieri la Uefa ha comunicato l’elenco delle città designate a ospitare la fase finale dell’Europeo: sono Milano, Torino, Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Cagliari. Palermo è undicesima, praticamente la ruota di scorta, la riserva che «continuerà a essere coinvolta nell’iter a supporto della candidatura» dice un asettico comunicato. Delle serie, se ci dovessero essere sfracelli il capoluogo siciliano è pronto a subentrare, ieri è stata la giornata in cui le prime file della politica hanno battuto un colpo in difesa dell’orgoglio e quasi del diritto della quinta città d’Italia a essere protagonista di un evento internazionale di questa portata.
Ma prima di dare conto delle varie posizioni – dalla Regione a Palazzo delle Aquile – è bene analizzare due delibere approvate in giunta a marzo e una settimana fa con cui il Comune doveva convincere i tecnici della Uefa – che già avevano individuato delle carenze strutturali dell’impianto rispetto ai requisiti richiesti—che l’amministrazione avrebbe fatto di tutto per risolvere le criticità. Ma obiettivamente a leggere gli atti la posizione dell’amministrazione appare in partenza rinunciataria. Perché come si fa a deliberare che l’amministrazione si riserva «la facoltà di rinuncia ove, in assenza di assunzione dell’onere economico a cura del governo, l’impegno non dovesse risultare compatibile nell’anno di riferimento, con le condizioni strutturali e finanziarie del Comune»? Quale organismo internazionale può fare affidamento su un ente che non riesce a prendere un impegno, ma anzi è pronto a scappare alla prima difficoltà? Ed è chiaro che «trasmettere alla Figc la documentazione completa relativa agli impegni assunti» entro il 12 aprile 2023 non poteva che avere questo esito. Troppo aleatorio affidare tutto all’eventualità di un finanziamento statale, non s’è voluto rischiare considerando che ci sono ancora 9 anni di tempo (sempre che l’Italia venga preferita alla Turchia) in cui probabilmente si sarebbe trovato il modo di individuare una fonte di finanziamento.
Bisognava fare il diavolo a quattro, rischiare, correre, risolvere. E invece siamo alla paralisi, come del resto conferma anche il parere contabile del ragioniere generale. Ora si cercherà di mettere una toppa. Ma è difficile. Si muove Renato Schifani, presidente della Regione. «Ho parlato con il presidente della Federazione Gabriele Gravina — si legge in una nota – a proposito della esclusione del “Barbera” ed esprimo cauta fiducia su una possibile soluzione a medio termine. Ho riscontrato la disponibilità ad esaminare con attenzione l’intera vicenda e mi auguro che Palermo possa rientrare tra le prescelte». Insomma, prima attendere se l’Italia viene scelta e poi si discute come ripescare il Barbera.