L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla storia dei trequartisti al Palermo.
Dalle parti di viale del Fante i trequartisti evocano spesso bei ricordi, poiché il loro utilizzo coincideva con periodi fiorenti a livello di risultati oppure semplicemente perché bastava un tocco, un assist o un dribbling per conquistare la platea: sarà Corini a decidere se ripristinare o meno l’uomo dietro le punte, avendolo già utilizzato (con ottimi risultati) anche a Brescia e Lecce. Se si pensa a un trequartista “puro” (cioè utilizzato senza compagni sulla stessa linea) i nomi più significativi sono quelli di Pastore e Ilicic: il primo nel 2009-10 lavorava alle spalle di Miccoli e Cavani incantando il pubblico con ripartenze veloci e dribbling impossibili, il secondo è diventato padrone della trequarti dopo la partenza del Flaco nell’estate 2011 confermando il vastissimo repertorio sfoggiato nel primo anno in rosanero, fatto di accelerazioni improvvise, assist geniali e tiri da fuori.
Anche Vazquez ha lasciato bei ricordi in quella zona di campo, occupandola però solo dopo l’addio di Dybala: fino ad allora infatti i due giocavano sulla linea d’attacco. Dieci e passa anni prima del Mudo un altro trequartista aveva illuminato il Barbera con le sue giocate: Zauli è stato tra i protagonisti del ritorno in A del 2004, costituendo con Toni un asse offensivo letale. Ad aver imparato a cimentarsi in quel ruolo, alternandolo con quello di mezzala, sono Bresciano e Simplicio: il primo aveva come specialità gli inserimenti senza palla, il secondo mandava in porta i compagni con filtranti al millimetro (8 assist nel 2008-09). Gli ultimi trequartisti passati da Palermo non hanno avuto un’esperienza indimenticabile: Trajkovski (utilizzato per lo più da seconda punta) ha totalizzato oltre 100 presenze alternando giocate sopraffine a inquietanti passaggi a vuoto, Quaison è sbocciato solo nel 2016 ma nel mercato invernale è finito al Mainz per fare cassa, Coronado è rimasto un solo anno (2017-18) ma sul suo rendimento pesa come un macigno il rigore fallito alla penultima giornata contro il Cesena, che avrebbe dato ai rosa la promozione diretta in A.