L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su Matteo Brunori e il matrimonio con Dalila. La rosea rivela un retroscena.
Quando un «matrimonio s’ha da fare” non ci sono finali che tengano. L’applicazione inversa del tema manzoniano con un Silvio Baldini travestito da Don Abbondio in versione punk contro un mondo fatto di Bravi. La forza del Palermo alla vigilia della finale di ritorno con il Padova sta tutta nell’immagine di Matteo Brunori e di un contesto che ha fatto di una situazione apparentemente discutibile un valore aggiunto per la vittoria. L’allenatore, avendo fatto delle emozioni il propellente per ogni successo, non poteva sottrarsi. Il matrimonio tra Matteo e Dalila era già stato rinviato due volte a causa del Covid-19. C’era la data, il 10 giugno, che per lady Brunori è quella del suo compleanno. Ecco allora il blitz di 24 ore di Brunori con la benedizione di tutti, anche della società che per garantirgli il ritorno in tempo per l’ultimo allenamento gli ha messo a disposizione un aereo.
Jet privato Il presidente Mirri non ha badato a spese. Le ultime 36 ore dell’italo-brasiliano sono state frenetiche. Partito giovedì sera dopo l’ultima seduta, ha preso un aereo per raggiungere le Marche. La cerimonia è avvenuta al Castello di Naro. All’evento hanno preso parte mogli e fidanzate dei giocatori del Palermo. I suoi compagni sono rimasti a Palermo per preparare la sfida che può valere la Serie B. «Perché far rinunciare il ragazzo al matrimonio e complicargli la vita quando non aveva altre possibilità? – si è chiesto l’allenatore Baldini -. Avresti lasciato una persona infelice, ma avresti salvato la faccia comportandoti come un grande club, che non gli avrebbe mai permesso di sposarsi. Da ipocriti. Domani (oggi, ndr) potranno pure additarlo, se non vinciamo la partita, ma a me interessa che sia sereno e felice». Non sono mancati gli attacchi ai malpensanti. «Il Palermo si è comportato da dilettante? Sì, ma voglio essere un dilettante. Non puoi rendere una persona triste e frustrata per salvarti la faccia».